L.I.D.A.Sezione Carrù-Mondovì-Ceva – Tel 328/8866491 – Mail lida.carrumondoviceva@gmail.com Sito internet: www.lidacarrumondoviceva.com facebook:www.facebook.com/lida.carrumondoviceva. ANNO 2012…RESOCONTO…
Tutto ciò si è potuto realizzare grazie alla Provincia di Cuneo, al Centro servizi del Volontariato, ai Veterinari che collaborano con noi, ai nostri volontari, le nostre “gattare”, a chi ci ha donato il 5 x 1000, chi ci offre scatolette, chi ci viene a trovare dalle bancarelle, chi partecipa ai nostri eventi , chi crede ancora in un mondo migliore e ci aiuta… Chi salva una vita salva il mondo intero Auguri per un 2013 sereno e … pieno d’amore con e per gli animali
(05 DICEMBRE 2012) – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. “Abbiamo incaricato i nostri legali di perseguire giudizialmente le persone che si sono rese protagoniste degli orribili, esecrandi episodi di uccisione e maltrattamenti di animali, alcuni dei quali sono apparsi sulla stampa locale e non solo. Siamo stati e siamo profondamente turbati e addolorati per questi orribili delitti: riteniamo doveroso fare sentire la nostra voce e intervenire per sanzionare questi delinquenti. Devolveremo le somme che otterremo a titolo di risarcimento (art. 7 L. 20.07.2004 n. 189) per le nostre attività a favore dei nostri amici animali. Invitiamo tutti a vigilare e denunciare tempestivamente alle Forze dell’ordine ogni violenza e intollerabile abuso o abbandono. Nel caso del povero cane chiuso in casa di Clavesana sono passati due mesi prima che fossimo informati e, intervenuti con i Carabinieri, anche se ormai era troppo tardi. Per informazioni, segnalazioni e quant’altro possa occorrervi contattateci al 3288866491 o lida.carru.mondovi.ceva@gmail.com o ancora allo 017446185 victor.bassino@hotmail.it”. Lida, sezione Carrù, Mondovì, Ceva
Picchia a morte il suo cane. Condanna esemplare REDAZIONE 12 OCTOBER 2012 Picchia selvaggiamente il suo cane e viene condannata al pagamento di 5mila dollari più il divieto assoluto di possedere animali per i prossimi 10 anni. Accade in Canada, in una località di nome Calgary dove la vittima, Jinx, un bulldog inglese di 5 anni, di carattere mansueto, ha dovuto subire aggressioni da parte della sua padrona bipede, May Yee Polegato, senza una reale ragione. Cosa che non avrebbe comunque giustificato un simile gesto violento. La condanna pecuniaria, per crudeltà sugli animali, è una delle più elevate che mai siano state applicate, almeno in questo Stato, e vuol rappresentare un precedente per scoraggiare comportamenti del genere nei confronti degli animali. Tutti gli animali, non solo cani.Il povero Jinx è stato ferito con un corpo contundente e colpito per almeno 6, forse 7 volte. Non si tratta solo di danno fisico dell’animale, ma anche emotivo, emozionale e psicologico. Danni questi che, una volta per tutte, bisogna considerare seriamente e non sottovalutarli come se, inflitti agli animali, non lasciassero conseguenze. Ciò che importa maggiormente in questa triste vicenda, non è solo l’ammenda ma il divieto, imposto alla donna, di avere altri animali per un periodo molto lungo, in modo che non incorra in azioni recidive, a tutela di altre potenziali vittime a 4 zampe. Una condanna esemplare che deve far storia. Si spera, inoltre che in 10 anni l’aggressore si renda conto del suo gesto, se ne penta e, soprattutto guarisca dalla gravissima malattia che, a mio avviso, è la violenza sugli animali (e sugli uomini). Il cane, dopo l’attacco è stato accompagnato in una clinica veterinaria dove i medici lo hanno soccorso subito, dato che le sue condizioni erano molto gravi. Rischiava, infatti, la morte. Da qui è partita la denuncia alle autorità canadesi. In seguito a numerose cure Jinx ora è salvo ma gli restano le cicatrici a ricordare quello che ha passato. Vive sereno con l’ex marito della donna che, a quanto pare era all’oscuro della situazione.
Ecco come salvare il cane dalla polpetta avvelenata nei boschi di Oscar Grazioli Purtroppo, in questo campo, devo considerarmi un vero e proprio esperto e non ho nessuna voglia di “imbrodarmi” e di millantare credito, però se il famoso network britannico Channel4 mi ha chiamato qualche anno fa, per un’intervista sul tema è evidente che la mia esperienza non è passata inosservata. Ho scritto quel “purtroppo” perché l’argomento in cui sono particolarmente esperto è attinente alla diagnosi e terapia degli avvelenamenti dolosi nel cane (nel gatto sono molto rari). Quello delle “polpette avvelenate” è un primato di cui il nostro paese dovrebbe vergognarsi, ma sono tante ormai le cose per cui la nostra straziata nazione dovrebbe vergognarsi, che ormai nulla emoziona, nulla suscita raccapriccio, nulla più sembra fare riflettere chi ci governa (parlo dal dopoguerra in poi) sul nostro destino. Figuriamoci le polpette avvelenate. Eppure se c’è un delitto squallido, vigliacco e bastardo è proprio quello di prendere una bella cotenna di maiale, farla bollire e poi infilarci dentro la giusta dose di stricnina, come si faceva fino a qualche anno fa (e ancora oggi in diverse aree del paese) dalle nostre parti, soprattutto nei territori di caccia autogestiti e nelle ex riserve di caccia. Non me ne vogliano in cacciatori se li chiamo, ancora una volta in causa, ma sappiamo benissimo, per averli presi talvolta con le mani nel sacco, che proprio le guardie venatorie delle cosiddette aziende venatorie (ex riserve) sono tra i più implicati nel fabbricare e deporre esche micidiali contro i cosiddetti “nocivi”. Cosa sono? Sono tutti quei “bastardi” di animali che possono danneggiare in qualche modo lepri e fagiani e quaglie: quindi volpi, faine, rapaci, cani randagi, corvidi ecc. Naturalmente, visto che questi bocconi vengono messi anche nei territori di riproduzione della fauna da cacciare, basta fare due passi in collina con il cane e non è difficile sentire il suo urlo improvviso, vederlo tremare e schiumare come fosse epilettico e constatarne la morte nel baule prima ancora di arrivare dal veterinario più vicino. Visto che la stricnina, un tempo merce comunissima, adesso “scotta”, ci si è adeguati. Si usano insetticidi di prima categoria, acquistabili a litri nei consorzi agrari con un misero patentino da agricoltore. Ne basta un piccolissimo quantitativo iniettato nella camera di un uovo di pollastra o gallina livornese e un cane di media taglia muore in poco più di mezz’ora. A parte i “nocivi” ci sono poi le vendette fra tartufai e quelle tra vicini di casa ad aggravare la situazione. E’ di questi giorni una strage di cani in Alta valle di Non, in Trentino. L’ultimo morto avvelenato è stato Leon, un bassotto. Almeno quattro (compreso Leon) gli amici a quattro zampe che hanno perso la vita peri bocconi avvelenati. Ma ci sono almeno altri quattro casi sospetti: l’avvelenamento non è stato attestato soltanto perché i proprietari non hanno voluto fare le analisi del sangue, indispensabili in questi casi. Visto che è ancora tempo di vacanze e, visto che pioverà, forse anche di funghi, vi do un consiglio che può salvare la vita al cane. Se andate a passeggio per zone di caccia o comunque collinari o montane, portatevi dietro un banale flacone di acqua ossigenata e un cucchiaio di plastica. Se vedete il cane improvvisamente barcollare, tremare e salivare, magari uscendo da una siepe, giù uno o due cucchiai di acqua ossigenata, senza paura. Vomiterà e questo gli salverà la vita. Quanto a chi fa mettere e mette queste polpette, che dire. I veri bastardi sono loro. 31 agosto 2012
22 GIUGNO 2012
Riesi, provincia di Caltanissetta, venerdi dì 22 giugno. Al nucleo di vigilanza zoofila LIDA giunge una preoccupante telefonata: una mamma randagia ha partorito 9 cuccioli sotto un trattore abbandonato in un piccolo fazzoletto di terreno in via L.Pirandello. Dal parto dei 9 splendidi pelosetti inizia per questa dolcissima cagnetta una vera odissea… La persona al telefono descrive una situazione terrificante. La mamma è stata allontanata dai suoi amatissimi piccoli con bastoni da un gruppo di vigliacchi ed i cuccioli sparpagliati sull’asfalto bollente. La cagnetta è già stata marchiata come” cane pericoloso”. I loro figli infatti non possono avvicinarsi ai suoi cuccioli (figuratevi!) senza che lei ringhi terrorizzata… Ma come??!! Ci sono dei giocattoli vivi a disposizione dei propri preziosissimi bambini e questo cane aggressivo non gli permette di giocarci!?!? A questo punto ospitarla nel proprio quartiere non ha più alcun vantaggio. Via le ciotole di acqua e cibo e con bastoni alla mano le vengono strappati i piccoli che vengono temporaneamente messi da parte sull’asfalto cocente… I piccoli iniziano a strisciare per la strada alla ricerca della loro mamma e si sparpagliano fra marciapiede e strada. Interviene a questo punto una persona di Riesi che li infila in uno scatolo e informa un nostro contatto che, per il loro bene (?!?!), li sta trasferendo ad un’altra cagna che sta allattando poco fuori paese. Una nostra Guardia Zoofila riesce a mettersi in contatto con quest’uomo e, telefonicamente intanto, ordina di riportare subito i piccoli alla mamma in attesa del nostro intervento. Due Guardie partono così immediatamente da Caltanissetta e raggiungono la stradina in questione. La mamma è terrorizzata… Ha timore che anche noi possiamo tentare di rubarle di nuovo i suoi amatissimi piccoli. Grazie al nostro contatto a Riesi le procuriamo subito acqua e cibo e le avviciniamo un piccolo che si era allontanato dal suo protettivo abbraccio. Bastano questi due piccoli gesti per ridarle fiducia. Nenè, così ribattezzata dai volontari LIDA, ritorna istantaneamente dolcissima e speranzosa… Beve, mangia e si lascia persino accarezzare. Le due Guardie intervenute non incontrano un’anima viva in tutta la stradina. Porte e finestre sono sbarrate e ognuno, seppur dentro casa, “si fa i fatti suoi”. Prima di rientrare si cerca un contatto con il Comune tramite la Polizia Municipale che si scopre lavora solo durante le ore del mattino. Le Guardie decidono così di avvertire i Carabinieri della locale caserma che si mostrano subito disponibili (abbiamo già collaborato in passato per reati contro gli animali) a sorvegliare la situazione e prevenire altri reati. Nel frattempo a Caltanissetta i volontari LIDA si mettono a lavoro per sistemare uno degli ultimi angoli del rifugio disponibili (sono state moltissime le emergenze già affrontate negli ultimi mesi infatti…). Nonostante le moltissime difficoltà economiche, ancora una volta la LIDA Caltanissetta si spinge oltre le proprie possibilità salvando mamma e 9 cuccioli. Nenè da venerdì è ospite nella stanza più fresca e ventilata del rifugio; coccolata e trattata come merita una mamma che con moltissimi sacrifici, e dopo aver subito traumi durissimi, ha resistito per l’immenso amore che la lega alle sue creature…
VUOI AIUTARE ANCHE TU LA DOLCE NENE’ E QUESTI SPLENDIDI VOLONTARI CHE NEI PROSSIMI MESI SI PRENDERANNO CURA DI QUESTA GRANDE FAMIGLIA? COLLEGATI AL SITO www.lidacaltanissetta.it e clicca la sezione “Sostienici”. POTRAI ANCHE TU PARTECIPARE CON LA TUA DONAZIONE AL SOSTENTAMENTO E LA CURA DI NENE’ ED I SUOI PICCOLI, COSI’ COME DI TUTTI E 40 GLI OSPITI DEL NOSTRO PICCOLO RIFUGIO. CON OLTRE 2.000 EURO DI DEBITI LA LIDA CALTANISSETTA RISCHIA DI INTERROMPERE LA PROPRIA ATTIVITA’ DI PROTEZIONE ANIMALE IN UN TERRITORIO DIFFICILE COME QUELLO SICILIANO, GIA’ ALL’INIZIO DELLA STAGIONE ESTIVA…
GIUGNO 2012
MUCCHE E POLLI, L’ORRORE è SERVITO Dopo il caso di Green Hill, ci siamo intrufolati in altri allevamente-lager lombardi. Dove il fine è diverso – la nostra tavola, non la scienza – ma il (mal)trattamento è lo stesso di Stefania Prandi
Maiali che si mangiano tra loro, polli e galline stipati a migliaia di pochi metri, vitelli strappati dalle madri appena nati. In tutta Italia si discute dei Beagle liberati dall’allevamento di Green Hill, diventati simbolo della battaglia contro il maltrattamento degli animali, ma come se la passano gli altri? In che condizioni vengono allevati quelli che ci mettiamo ogni giorno in tavola? Per scoprirlo, e documentarlo, gli attivisti Nemesi Animale – primo gruppo in Italia, con Esseri Animali , che si occupa di <<investigazione>> – hanno iniziato a infiltrarsi di notte, con telecamere e macchine fotografiche, negli allevamenti industriali della Lombardia, la regione italiana dove si produce più carne. Ecco la cronaca di un’ incursione.
CARNE IN GABBIA E URINA Nei casermoni di cemento dove sono rinchiusi dai 5 ai 10 mila maiali (nei più grandi si arriva a 20 mila), l’odore di carne mista a urina e feci è intenso. Le scrofe gonfie di latte sono strette tra sbarre di metallo e quando si muovono, a volte, schiacciano i cuccioli. Ci sono piccoli cadaveri dentro e fuori i box di cemento, in parte divorati dai topi. <<altri vengono mangiati dai loro fratelli. Il cannibalismo è pratica comune fra gli animali in prigionia>>, ci spiega Lorenzo, 24 anni, attivista di Nemesi e studente di veterinaria. <<nei box per lo svezzamento si staccano pezzi di orecchie a vicenda>>. Per legge i cadaveri vanno messi in celle frigorifere, ma il personale non sempre riesce a fare pulizia quotidianamente. Alcuni maiali hanno tumefazioni sul dorso e sulle zampe. <<i tumori sono frequenti>>, spiega Claudio,<<a causa dell’ipertrofia: i maiali sono selezionati geneticamente per ingrassare il più possibile. Sono così grossi che a volte crollano sotto il loro stesso peso e si spezzano le zampe>>. Su alcuni animali si vedono cartelli con scritto <<diarrea>> e <<se fa meno di 10 cuccioli mandarla al macello>>.
QUI NON SI VEDE IL SOLE I polli vengono cresciuti a terra, stipati in enormi capannoni open space da 10 mila capi. Hanno tutti il becco tagliato,per fare in modo che non si uccidano tra loro, e trascorrono la loro breve esistenza su pavimenti coperti da escrementi. Ai lati, cadaveri schiacciati e in parte mangiati. <<vengono gonfiati di cibo in pochi mesi>>, spiega un’altra attivista, Francesca,<<e poi raccolti in massa per il macello. Una macchina con braccia meccaniche li rastrella per infilarli in gabbiette di metallo. Inutile dire che molti muoiono. Una volta presi tutti, il capannone viene lavato, disinfettato e riempito di pulcini>>. Non va meglio alle galline ovaiole. Ferite, spennate, sbeccate, vivono in gabbie a più piani (fino a sette) senza vedere mai il sole. <<la luce artificiale perenne fa sì che producano uova a ciclo continuo>>, spiega Brenda, 26 anni, da 10 vegetariana, da 6 vegana. <<a un anno sono già vecchie, con v**ine purulente>>. In molti di questi allevamenti si vedono scatolette da cui partono i fili elettrici per tenere lontani i topi che si mangiano le galline morte schiacciate.
AIUTO, MAMMA Gli allevamenti di mucche e vitelli sono forse i meno impressionanti, per l’aria aperta e gli spazi di passaggio relativamente ampi. Ma la realtà è un’altra. I piccoli vengono strappati alle madri a poche settimane alla nascita e imprigionati in minuscoli box poco distanti: sentono l’odore della madre senza poterla raggiungere. Il dolore li rende catatonici e immobili. <<può succedere che vengano lasciati per giorni senza acqua né cibo perché sono animali poco redditizi>>, racconta Claudio, di 36 anni, il più anziano del gruppo. <<spesso il prezzo di un vitello sul mercato non copre nemmeno le spese del suo sostentamento. A volte vengono buttati vivi nei cassonetti>>. L’inseminazione artificiale a cui sono continuamente sottoposte le mucche non è quindi finalizzata ai vitelli, ma al latte che producono di continuo.
AUTO-CANNIBALISMO Tra i conigli, chiusi in 3 o 4 a gabbia, i fenomeni di auto-cannibalismo sono frequenti. <<abbiamo visto un coniglietto con le zampe posteriori paralizzate, che se le stava mangiando>>, racconta Lorenzo. Negli allevamenti c’è un forte odore di ammoniaca, contenuta nell’urina che passa dalle grate del pavimento, e che rende l’aria irrespirabile. Ma i conigli non devono sopportarla a lungo: vivono pochi mesi, per poi finire dritti sulle nostre tavole.
Comunicato stampa del 17 maggio 2012
Sequestrati dalla LAC 72 cuccioli provenienti dall’Ungheria Martedì scorso le Guardie della LAC di Padova hanno sequestrato ben 72 cuccioli di cane provenienti dall’Ungheria. Depositati oggi verbali di sequestro e notizie di reato. Zanoni (Presidente LAC Veneto): questo mercato deve essere stroncato subito. Lo scorso martedì 15 maggio, il Nucleo delle Guardie della LAC di Padova (Lega per l’Abolizione della Caccia) hanno proceduto al sequestro di ben 72 cuccioli di cane trasportati in un camion proveniente da due allevamenti del sud dell’Ungheria appartenenti alle seguenti razze: rottweiler, chiwawa, golden retriever, cocker, bulldog, barboncini, maltesi, labrador, bassotti. Le Guardie, coordinate dal signor Luca Zampieri, erano state chiamare da una pattuglia della Polizia municipale dell’Unione di Megliadino San Fidenzio, che aveva fermato il camion per dei normali controlli sul codice della strada a Piacenza d’Adige (PD), lungo la provinciale n.41. Nel camion tra i settantadue cuccioli oltre dieci erano detenuti addirittura in singoli scatoloni di cartone completamente chiusi, inoltre molti dei cani trasportati in singole gabbie erano privi di acqua e cibo, alcuni avevano chiari sintomi di disidratazione, infine molti potrebbero avere un’età inferiore ai tre mesi. Per le procedure di legge le Guardie della LAC hanno chiesto l’intervento di una interprete italo ungherese, in particolare per la stesura dei verbali. Solo per le operazione di sequestro e verbalizzazione le due Guardie della LAC impegnate nell’operazione hanno lavorato sino alle 18.30 della stessa giornata. Oggi il comandante del Nucleo Guardie LAC di Padova ha depositato gli atti (Verbali di sequestro e Notizia di reato) presso la Procura della Repubblica di Padova per il reato di maltrattamento di animali, previsto dall’articolo 544 ter del codice penale relativo al maltrattamento di animali. I cagnolini nel frattempo sono stati trasferiti nel canile sanitario di Monselice (PD), al quale le Guardie della LAC li hanno dati in custodia e nel quale sono stati sottoposti alle prime cure veterinarie. Andrea Zanoni presidente della LAC del Veneto ed Eurodeputato IDV del gruppo ALDE al Parlamento Europeo ha così commentato questa eccezionale operazione:“Ringrazio innanzitutto gli agenti della Polizia Municipale di Megliadino San Fidenzio, ma in particolare le due Guardie della LAC che a puro titolo di volontariato hanno compiuto un’operazione molto delicata ed altamente professionale. Il fenomeno del commercio illegale dei cuccioli dall’Est Europa, detenuti quasi sempre in pessime condizioni igienico sanitarie, è più diffuso di quanto possiamo pensare e credo che questi episodi siano solo la punta dell’iceberg. Le autorità dovrebbero intensificare i controlli su questo traffico che spesso risulta micidiale per questi poveri cuccioli, dietro al quale operano dei loschi figuri senza scrupoli. Ho da tempo aperto un fascicolo su queste problematiche ed entro breve inoltrerò un’interrogazione alla Commissione Europea per chiedere controlli e norme più severe”. Lac – Lega Abolizione Caccia – Sezione del Veneto Cell. 347/9385856 – email : lacveneto@ecorete.it
Cari amici Vi invitiamo ad aderire e a partecipare alla Manifestazione Nazionale contro l’annullamento del medesimo che si terrà a Torino il 3 Giugno prossimo. Vi inviamo link e banner, con preghiera di pubblicarli su vostri siti e social-network per dare maggior diffusione possibile all’evento, nonchè mail ai vostri iscritti. Chiediamo gentilmente alle Associazioni che hanno sedi locali di voler diffondere i medesimi alle stesse in modo capillare cosicché l’informazione possa raggiungere il maggio numero di persone. Attendendo una vostra conferma in merito e, in tal caso, la vostra presenza alla manifestazione Vi ringraziamo per la collaborazione Il Comitato Promotore Referendum Contro la Caccia
BANNER http://dl.dropbox.com/u/56777987/banner/banner_160x200_manifestazione.png
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Le ragioni del SI Il 3 giugno è un giorno importante per la democrazia nella nostra regione. In questa data siamo chiamati a votare per regolamentare la caccia in Piemonte, un argomento che per molti non sarà importante e penseranno :”Con tutte le cose che non funzionano in Italia dobbiamo preoccuparci pure di questo??…”e invece è IMPORTANTE!Andare a votare significa difendere le 60.000 firme raccolte nel 1987 da cittadini elettori , costituisce un atto fondamentale per mettere fine a questa “Odissea” durata 25 anni e un primo passo per il nostro futuro… . Il referendum chiede l’abrogazione di alcune parti dell’attuale legge sulla caccia, in particolare 4 punti: 1-Divieto di caccia per 25 specie selvatiche. Rimarrebbero solo più il cinghiale, il fagiano, la lepre e la minilepre; 2- Divieto di caccia la domenica; 3-Divieto di caccia su terreno coperto di neve, già in vigore ma con qualche eccezione (es. la caccia alla volpe, agli ungulati e alla tipica fauna alpina)con il quesito anche queste eccezioni verrebbero eliminate; 4- Limitazione dei privilegi concessi alle aziende faunistico- venatorie come la possibilità di abbattere un numero maggiore di animali rispetto al territorio libero. Le preoccupazioni che possono nascere sono soprattutto rivolte ai danni all’agricoltura che questo referendum potrebbe portare, vogliamo mettere a tacere ogni vostra preoccupazione perché in casi accertati di danni all’agricoltura e in mancanza di metodi alternativi (SOPRATTUTTO) sarebbe possibile ricorrere all’abbattimento selettivo. Molti si chiederanno se era davvero necessario in questo momento di crisi spendere soldi per il referendum; dal 1987 ad oggi ci sono state parecchie occasioni di accorpare questo referendum con altre elezioni o referendum nazionali e se vogliamo parlare di soldi spesi, quanto ha speso la regione Piemonte per spese legali legate a questo referendum?? I soldi non si sarebbero spesi se si accettavano le richieste di 25 anni fa modificando la legge. Queste sono le nozioni e le domande forse più frequenti alle quali abbiamo cercato di rispondere. Attraverso internet e le varie fonti d’informazione a nostra disposizione(es. volantini, banchetti informativi,…) cerchiamo il più possibile d’informare il cittadino piemontese su questo referendum; è importantissimo informarsi prima del voto per capire le ragioni, per decidere che scelta fare, per essere PROTAGONISTI e non solo SPETTATORI!! Il 3 GIUGNO ANDATE A VOTARE! SCEGLIETE VOI IL VOSTRO FUTURO!!! -Comitato referendum caccia Piemonte- 28.03.2012
CACCIA, CASSE REGIONALI A RISCHIO SECONDO GLI AMBIENTALISTI SU “NEL CUORE” LA CAUSA CHE FA TREMARE LE DOPPIETTE (Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente – www.nelcuore.org) Potrebbe provocare un terremoto per le casse regionali, se andrà in porto, l’iniziativa di un gruppo di proprietari di fondi rustici che si rivolgeranno al Tribunale ordinario di Milano per vedersi riconosciuti gli indennizzi dovuti a chi sopporta sul proprio terreno, in forza dell’art.842 del Codice civile, l’onere della caccia. Alla vicenda è dedicato oggi il servizio di apertura di “Nel cuore”, il giornale online della Federazione Associazioni Diritti Animali e Ambiente (www.nelcuore.org) che evidenzia le anomalie del nostro ordinamento venatorio anche attraverso un editoriale di Fulco Pratesi. “Si tratta – scrive il presidente onorario del WWF Italia, a proposito dell’art.842 – di una norma, inserita nel 1942 per stimolare la preparazione guerresca degli italiani, la quale consente, ai soli cacciatori, (e non ai pescatori, naturalisti, escursionisti, pittori, fotografi, balie ecc.) di penetrare armati nei terreni altrui senza chiedere permesso ai proprietari e ai conduttori del fondo. In tutto il pianeta (e anche in Francia, paese che se la batte con noi per l’invadenza e la pressione del mondo venatorio) non esiste tale incostituzionale e vergognosa norma. Questa –aggiunge – è alla base dell’anarchia e del nomadismo venatorio, dell’invadenza dei fucili nelle colture, nella mancanza di una gestione naturalistica da parte dei proprietari, costretti, anche se amano gli animali, a dover subire l’arroganza di chi imbraccia un’arma”.
DALLA CINA STANNO ARRIVANDO IN ITALIA 900 SCIMMIE DESTINATE ALLA SPERIMENTAZIONE. La LEAL e molte altre associazioni si uniscono al Comitato Scientifico EQUIVITA nel dire ORA BASTA: – BASTA di far passare per valido un metodo di ricerca che non è MAI stato sottoposto al processo di verifica imposto a ogni altro metodo (e che mai potrebbe superarlo) – BASTA di imporre all’Europa un metodo di ricerca biomedica ritenuto anti-scientifico, e dunque fuorviante, da un numero di scienziati sempre più esteso e nei centri della scienza più accreditati (vedansi articoli pubblicati su Science, British Medical Journal, Scientific American, Nature, ecc.ecc.), in quanto le risposte ottenute su di un animale non sono trasferibili alla specie umana. -BASTA di lasciare indisturbate le lobby che rendono l’Europa impermeabile al “cambiamento epocale” nella ricerca biomedica. Il cambiamento epocale, che porta all’abbandono dei test su animali, è stato lanciato e illustrato negli Stati Uniti già nel 2007 dal NRC (Consiglio Nazionale delle Ricerche) con il documento “Toxicity testing in the XXI century: a vision and a strategy”. – BASTA di impedire in Europa ciò che negli Stati Uniti avviene già da 5 anni nei centri statali per la ricerca tossicologica (EPA, FDA, USDA, NIEHS): la sostituzione dei dati derivati dal “modello animale” (inaffidabili per noi), con dati specifici per la specie umana, basati sullo studio di cellule e tessuti. – BASTA di fare in modo che gli interessi privati prevarichino su quelli della collettività e che l’Unione Europea si ritrovi, per la ricerca biomedica e tossicologica, nelle retrovie del progresso scientifico. – BASTA di mettere a repentaglio la salute dei cittadini ostacolando l’accesso a metodi di ricerca ben più esaurienti, affidabili, veloci ed economici, ottenuti con le straordinarie nuove tecnologie, già di uso comune in molti paesi, e sole in grado di tutelarci dalle insidie di un ambiente sempre più inquinato. – BASTA infine, di restare sordi all’appello della grande maggioranza dei cittadini europei (86% della popolazione nel 2006, secondo un sondaggio della Commissione) che, valendosi dell’art. 13 del Trattato della UE, invoca la fine della vivisezione e il rispetto degli animali quali “esseri senzienti”. – BASTA, in conclusione … noi diciamo alla DIRETTIVA europea 2010/ 63, che, incurante della strada tracciata oltreatlantico, ha rilanciato la sperimentazione animale estendendone addirittura le modalità di applicazione, e ha mancato un’occasione unica per l’Europa di un aggiornamento sia etico che scientifico. EQUIVITA, LEAL, FONDAZIONE HANS RUESCH, UNA E LIDA FIRENZE ritengono che sia giunta l’ora per l’Europa di una presa di coscienza su questo tema e dell’inizio di un nuovo ruolo da protagonista in un importante CAMBIAMENTO CULTURALE, indispensabile alla tutela dei diritti di tutti i viventi, indispensabile all’avanzamento della ricerca. Le 900 scimmie potranno essere il detonatore per un’azione (pacifica ma rivoluzionaria) di tutti i cittadini europei contro la crudele, fuorviante, delirante pratica chiamata VIVISEZIONE. Sarebbe significativo che questo tanto atteso rinascimento culturale partisse ancora una volta dall’Italia.
La triste storia delle tigri allevate per il vino Fonte: Beauty Equation, articolo scritto da Chrissy Varey Traduzione di Elena Intra
L’unica vera differenza tra tutte le razze umane presenti nel nostro pianeta è data da ciò che si vede all’esterno. Dentro, abbiamo tutti le stesse abilità: siamo capaci di coraggio, compassione, umanità e amore incredibili, così come siamo tutti in grado di vigliaccheria, indifferenza, crudeltà e odio inimmaginabili. Questo articolo, quindi, non è diretto al popolo cinese direttamente, ma all’umano pregiudizio che questo comportamento incarna. Le tigri hanno fatto spesso notizia ultimamente. Siamo rimasti tutti sconvolti dal bracconaggio per il commercio legato a parti del loro corpo e alla pregiata pelle, e infatti negli ultimi anni sono aumentati i siti che diffondo petizioni per fermare questo massacro – come TigerTimeNow – alcuni dei quali hanno ottenuto risultati davvero positivi. Il governo cinese ha firmato accordi che vietano la vendita di tigri – e loro parti -, dichiarando inoltre che l’uccisione di questi animali è fuori legge. Il paese ha anche giudicato illegale l’acquisto e la vendita del famoso vino di tigre, ottenuto dalla macerazione delle ossa del felino. Ovviamente, hanno firmato il documento ma poi si sono fatti una risatina. Non hanno effettivamente bisogno di continuare il lucroso commercio di tigri selvatiche: i trafficanti hanno le loro fattorie di tigri, spesso spacciate per riserve dove viene anche permesso ai visitatori ambientalisti di vedere gli animali. Ma come hanno fatto a raggirare il divieto di uccidere le tigri? Semplicemente lasciandole morire di fame. Si sono persino fatti apertamente beffe della legge. Una e-petition è stata infatti creata per invitare il governo cinese a fermare una recente asta dedicata al vino di tigre. Le prime e-mail forse sono arrivate, ma le altre sono state bloccate. L’asta è stata poi interrotta grazie al coraggio di un giovane giornalista che vi ha partecipato denunciandone apertamente l’illegalità, tanto che alla fine è stata chiamata la polizia e il vino è stato confiscato. C’è da dire che erano già state vendute una quarantina di bottiglie e viene spontaneo chiedersi cosa sia accaduto al resto del vino. Voci ufficiali dicono sia stato distrutto. Come se non fosse già abbastanza orribile, c’è dell’altro. Un attivista animalista si è recato di persona per vedere cosa sta effettivamente succedendo in queste “riserve” (a quanto pare, a nessuno è mai stato impedito di visitare le fattorie di tigri, il che dimostra che non c’è timore o consapevolezza alcuna da parte dei proprietari). Ciò che l’uomo ha scoperto e poi riportato, ha sconvolto e disgustato tutti, anche gli attivisti più navigati. Nell’Heilongjiang Tiger Park i visitatori sono stati invitati a comprare animali domestici come polli, anatre e mucche. Queste bestie sono state poi gettate vive nella gabbia delle tigri affamate, causando una crudele carneficina per il solo divertimento e l’istruzione del pubblico presente (la pratica è meglio conosciuta come live feeding, ndr). Questa, naturalmente, non è istruzione da nessun punto di vista. Si tratta solo di una bieca giustificazione alla più perversa caratteristica umana…la sete di sangue! Cercare di ingannare il mondo, facendogli credere che si fa del bene alle tigri dando loro animali vivi da mangiare, è ridicolo e non ha nulla a che fare con l’istinto naturale di caccia. Gli animali domestici, con cui vengono alimentate le tigri, hanno alle spalle molte generazioni di allevamento mirato; sono stati completamente trasformati rispetto ai loro antenati selvatici e non sanno assolutamente come comportarsi da “prede”. Tutto ciò che rimane della loro reazione istintiva di fronte al predatore è il terrore e la paura che precede la dolorosa morte. Questo articolo rappresenta solo un breve riassunto di quanto è stato scoperto. Per un approfondimento si consiglia di visitare il sito www.tigertime.info, dove si trovano resoconti scritti da coloro che hanno assistito in prima persona alle atrocità descritte. A tutto ciò si oppone strenuamente lo staff di TigerTimeNow, i suoi soci e sostenitori: le tigri hanno il diritto di rimanere al sicuro e libere dallo sfruttamento avido e spietato del genere umano. Ci sono solo 3.200 tigri in libertà al mondo e il loro numero diminuisce ogni settimana. Se riusciamo a insistere sull’introduzione di un divieto mondiale sulla vendita di parti e pelli di questo meraviglioso felino, allora i bracconieri e le fattorie di tigri non avranno più scampo. Possiamo vincere questa guerra ma occorre lavorare insieme, stare uniti in questa causa, usare il nostro ‘potere popolare’. Si può iniziare firmando la petizione per contribuire a raggiungere questo obiettivo su http://www.tigertime.info/bantigertrade.html
70ENNE LASCIA AI SUOI DUE GATTI EREDITA’ 10MILA EURO Il notaio Stefano Sabatini: “Il patrimonio va custodito e affidato a una persona”. 23 gennaio 2012 – Non è proprio una vita da cani. E neanche una miseria bestiale. Basta lambire il padroncino con qualche salamelecco al sapore di fusa o una sdolcinata occhiata, per papparsi il malloppo. Che non sono i dolciastri e puzzolenti bocconcini di pollo, ma quattrini sonanti. Moneta frusciante che a volte diventa appartamento o terreno e che, più che a un cristiano, si sceglie di lasciare al gatto. O al cane. O al cavallo. Con tanto di scrittura, notaio, firma e compagnia burocratica. Meglio Pippo o Tom, invece di Giuseppe e Tommaso. L’ultimo caso, sotto il Guasco, è stato l’altro giorno. Un anconetano, settantenne, pensionato, vedovo, senza figli, ha bussato allo studio di un notaio dorico, e ha scelto di lasciare l’eredità ai suoi mici: diecimila euro. L’equivalente di almeno decine e decine di cene di pesce. Non è stato il primo e neanche l’ultimo. Casi del genere, in città, ne esistono a decine. Almeno uno al mese. «Anzi, ad Ancona l’animale domestico gode di grandissima considerazione», spiega l’esperto, il notaio Stefano Sabatini. Che puntualizza, però: «Sia ben chiaro che un lascito al solo animale è nullo. Non hanno capacità giuridica. Ma con l’intermediazione, diciamo così, di una persona, i casi sono molto diffusi». Spiega con estrema chiarezza Sabatini, il notaio con uno degli studi tra i più quotati dell’Anconetano: «Ai fini della validità del lascito (indiretto) a favore dell’animale domestico, è necessario nominare un erede o un legatario, sul quale graverà l’onere di provvedere alla cura ed alla tutela dell’amato animale domestico, indicando espressamente una somma di denaro all’uopo destinata, nel rispetto del comma 2 dell’articolo 631 (e in analogia con quanto disposto per le disposizioni a favore dell’anima ex articolo 629 e per i poveri ex articolo 630)». L’altro caso racchiude un malloppo ancor più cospicuo. Agli «Aristogatti», anni fa, una signora anconetana lasciò tre appartamenti. Valore: trecento barra quattrocentomila euro. Custode, un’associazione animalista. Il padroncino, in città, sceglie cani, gatti, ma anche cavalli. Il notaio Sabatini, ormai specializzato pure in questo servizio, ha anche compilato una specie di bozza con una clausola testamentaria idonea (testamento olografo interamente scritto di pugno dal cosiddetto testatore). Che recita: «Io sottoscritto, nato nella tale città il giorno ‘x’, residente nella tal via, in piene facoltà mentali di intendere e di volere, con il presente testamento olografo, con il quale intendo revocare ogni mia precedente disposizione testamentaria, nomino mio erede universale il signor tizio, con l’onere espresso di impiegare una somma pari ad euro (specificare cifra) per la cura e la tutela dei miei animali domestici. Per il caso in cui il nominato erede non possa o non voglia accettare l’eredità, gli sostituisco il signor Sempronio (o, ad esempio, un’associazione). Al fine di vigilare sul corretto adempimento delle mie volontà testamentarie, nomino esecutore testamentario…». Importante, dunque, provvedere ad un «panchinaro» come erede, nel caso quello nominato in primis non voglia o possa adempiere. Opportuno scegliere un esecutore, come garante. A quel punto la bestiola è assicurata per l’esistenza. E altro che vita da cani. |