AREA CIMITERIALE

 

Abbiamo, in collaborazione con la Provincia di Cuneo, che ci ha concesso il terreno in comodato d’uso gratuito e finanziamenti per la parziale realizzazione, in fase di attuazione, un’area  cimiteriale per animali d’affezione, nel Comune di S.Michele Mondovì (Cuneo).

Entro breve sarà inaugurato un posto unico nel suo genere…
Potremo finalmente dedicare un luogo al ricordo degli animali che sono stati nostri compagni di vita.
Anche le nostre “gattare” disporranno di un luogo in cui seppellire le ceneri dei mici che hanno accudito  nelle colonie feline mentre per i Comuni, per i quali sussiste l’obbligo di ritirare e farsi carico delle carcasse animali domestici rinvenute sul territorio, daremo disponibilità per eventuali convenzioni.
Adibiremo al lavoro che comporterà la manutenzione e le sepolture, una persona che, causa pensione minima o disabilità, possa attingere da eventuali offerte, una piccola sussistenza, sempre fornendo ricevute giustificative.

Per contatti ed eventuali informazioni in merito, tel. 328/8866491

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

09 agosto 2014

INAUGURAZIONE AREA CIMITERIALE

 

 

 

 

 

 

 

 

DOVE VANNO I GATTI QUANDO MUOIONO? (favola di G. Rodari)
Mamma, ma i gatti dove vanno quando muoiono?
I gatti quando muoiono vanno nel paradiso delle crocchette che è un posto scoppiettante. Hai presente quelle macchine che al cinema fanno i pop corn?
Si, quelli che si mangiano e sembrano nuvole?
Esatto, proprio quelli. I gatti vanno in un posto in cima alle nuvole dove scoppiettano crocchette puzzolenti che però a loro sembrano profumatissime e gli fanno venire l’acquolina in bocca. Dalle nuvole escono le loro crocchette preferite e loro saltellano tutti insieme. E poi questo paradiso è pieno di gomitoli di lana che ai gatti piacciono molto, così ci giocano un sacco e fanno le fusa. Il paradiso delle crocchette è un posto pieno di fusa. Loro pensano ai loro amici umani e fanno tante, tante fusa d’amore.
Si, e poi un giorno prendono una nuvola con le zampette e la aprono come fosse una valigia. Le nuvole sono le valigie, nel paradiso dei gatti. Ci mettono dentro dei pezzettini di cielo che hanno ritagliato con-le-forbici-dei-piccoli-per-fare-i-collage e di notte partono.
E dove vanno la notte?
Di notte loro vanno a trovare i loro amici umani. Scendono le nuvole scala e si infilano dalla finestra, mentre i bambini e gli altri umani che li hanno amati dormono. Prima, se hanno degli amici animali, come per esempio le tartarughe che a me stanno molto simpatiche, vanno a salutare gli amici animali perché parlano la stessa lingua e poi si infilano in casa. Vanno a dormire in mezzo ai loro amici umani, oppure fanno delle piccole birichinate così quando loro si svegliano, si accorgono che è passato il gatto che adesso vive nel paradiso delle crocchette.
Si, e secondo me dormono a siluro tra le gambe dei loro amici umani.
Si, passano lì con la loro valigia e lasciano sparsi per casa dei pezzettini di cielo. In cambio sai cosa prendono?
No, non lo so. Cosa prendono?
Prendono l’amore e i bei ricordi insieme ai loro amici umani, li mettono nella valigia nuvola e se li portano nel paradiso delle crocchette.
E perché?
Perché così quando vanno nella “fuseria” che è il posto delle nuvole dove fanno le fusa, tirano fuori i ricordi di amore dei loro umani e possono fare le fusa pensando a loro.
E noi possiamo pensare ai nostri amici animali che hanno lasciato pezzettini di cielo nelle nostre vite umane.

 

 

LILLY
T’ho seppellita oggi, mia povera lilly, tutta scarmigliata, come un ciuffo
di garofanina bianca a San Giovanni.
Ma per me sei ancora quel pugno di cane, che rotolava sopra al mio sonno,
cercando la mano per giocare.
Per te che non c’era mai stata una culla, era giusto che non ci fosse neppure
una tomba.
Ma qui, dove l’ombra scuote il tappeto verde dei miei monti, io ho spaccato la
coperta di rugiada per farti un po’ di posto dentro la terra.
E’ tanto piccolo lo spazio che tu porti via anche da morta. Ed io t’ho seppellita
raspando con l’unghia del dolore e ti ho benedetta, con l’acqua dei miei occhi.
Perchè nessuno- nessuno-neanche un cane, vuol essere da morto, solo il vento
che gli ha arruffato il pelo
e solo il pane che ha mangiato nel piatto della mano amica.
Adesso, sopra il tuo respiro mozzato di bastardo, è almeno rimasta una zolla
alta come un monumento
ed un collare rosso appeso al chiodo del mio cuore.
Pino Bartoli

 

 

 

la leggenda del ponte dell'arcobaleno, dove i nostri animali ci attendono, quando muoiono

   LA LEGGENDA DEL PONTE DELL’ARCOBALENO

Secondo un’antica leggenda degli Indiani d’America, quando muore un’animale, va verso il ponte dell’arcobaleno, dove trova cibo, acqua ed altri animali. Resta in quel posto meraviglioso, sino al giorno in cui lo raggiunge il suo amico umano, per poi attraversare insieme il ponte e restare uniti per sempre…

 

 

 

Anche i cani vanno in Paradiso

Un uomo camminava per una strada con il suo cane,quando ad un tratto si rese conto di essere morto.
Il cane che gli camminava al fianco era il suo amato cane, morto anni prima di lui. Stupito da questa rivelazione, si chiese dove li portasse quella strada.
Dopo un poco giunsero a un alto muro bianco che costeggiava la strada e che sembrava di marmo. In cima a una collina s’interrompeva in un alto arco che brillava alla luce del sole. Quando vi furono davanti, l’uomo vide che l’arco era chiuso da un cancello che sembrava di madreperla e che la strada che portava al cancello sembrava di oro puro. Con il cane s’incammino’ verso il cancello, dove a un lato c’era un uomo seduto a una scrivania.
Arrivato davanti a lui, gli chiese:
– Scusi, dove siamo?
– Questo è il Paradiso, signore, – rispose l’uomo.
– Uao! E non si potrebbe avere un po’ d’acqua?
– Certo, signore. Entri pure, dentro ho dell’acqua ghiacciata.
L’uomo fece un gesto e il cancello si aprì.
– Non può entrare anche il mio amico? – disse il viaggiatore indicando il suo cane.
– Mi spiace, signore, ma gli animali non li accettiamo.
L’uomo pensò un istante, poi fece dietro front e tornò in strada con il suo cane.
Dopo un’altra lunga camminata, giunse in cima a un’altra collina, su una strada sterrata che portava all’ingresso di una fattoria, un cancello che sembrava non essere mai stato chiuso.
Non c’erano recinzioni di sorta.
Avvicinandosi all’ingresso, vide un uomo che leggeva un libro seduto contro un albero.
– Mi scusi, – chiese. – Non avrebbe un po’ d’acqua?
– Sì, certo. Laggiù c’ è una pompa, entri pure.
– E il mio amico qui? – disse lui, indicando il cane.
– Vicino alla pompa dovrebbe esserci una ciotola.
Attraversarono l’ingresso ed effettivamente poco più in là c’era un’antiquata pompa a mano, con a fianco una ciotola.
L’uomo riempì la ciotola e diede una lunga sorsata, poi la offrì al cane. Continuarono così finché non furono sazi, poi tornarono dall’uomo seduto all’albero.
– Come si chiama questo posto? – chiese il viaggiatore.
– Questo è il Paradiso. – gli rispose l’altro.
– Be’, mi scusi, ma non mi è chiaro. Laggiù in fondo alla strada uno mi ha detto che era quello, il Paradiso.
– Ah, vuol dire quel posto con la strada d’oro e la cancellata di madreperla? No, quello è l’Inferno.
– E non vi secca che usino il vostro nome?
– Affatto. Anzi, ci fa comodo che selezionino quelli che per convenienza lasciano perdere i loro migliori amici.

di Helma Schneider