I consigli per nutrire gli uccelli del giardino in inverno

Quando il freddo arriva minaccioso, diventa importante – talvolta vitale – il nostro aiuto per fornire mangiatoie e alimenti agli uccelli del nostro giardino.
La prima regola da evidenziare è ricordarsi che se cominciamo a fornire alimenti nel periodo invernale dobbiamo avere la costanza di proseguire senza mai smettere, specialmente in presenza di forti abbassamenti delle temperature o di coperture nevose abbondanti che sono le principali cause di mortalità invernale nei piccoli passeriformi.
Tenere una mangiatoia regala sempre grandi emozioni e gratificazioni ma dobbiamo anche comprendere che in base al cibo che forniamo possiamo attirare specie anche molto diverse fra loro, talvolta in totale sovrapposizione (senza peraltro generare problemi di convivenza).
Inoltre, questa voglia di aiutare gli uccelli può essere anche trasformata in un vero progetto di educazione per i bambini, che possono giocare con i semi divertendosi a mescolare le granaglie e inventando la propria ricetta, come in un masterchef per pennuti.
Nondimeno dobbiamo ricordarci che il grande freddo induce molte specie di uccelli a variare la propria dieta. Ecco, quindi, che alcuni insettivori possono diventare più onnivori risultando anche loro potenziali clienti del nostro “autogrill” per volatili che posizioneremo in giardino.
I semi sono sempre molto graditi e in base alla loro dimensione possono attirare specie differenti.
Quelli di girasole, molto grassi e apprezzatissimi, attirano cinciallegre, picchi muratori, verdoni, fringuelli e persino i frosoni.
I semi più piccoli (canapa, mais tritato e miglio) sono più graditi alla cinciarella, ai cardellini e persino alle tortore.
Possiamo anche fornire la frutta e, naturalmente, le arachidi che così ricche di grasso faranno la felicità in particolare delle cince che amano nutrirsene persino sgusciandole.
La frutta fresca è più delicata poiché in inverno ghiaccia e diventa meno accessibile ma è gradita a merli, storni e tordi.
Infine, molto apprezzato può essere il cocco e il grasso animale e in questo caso oltre a picchi muratori, cince e storni, potrebbero giungere persino i picchi rossi maggiori e talvolta quelli verdi.
Molto adatte e ricercate sono anche le cosiddette “palle di grasso”, alimenti altamente energetici che risultano perfetti per l’avifauna selvatica.
Quello che dobbiamo evitare è di posizionare nelle mangiatoie altri alimenti, magari avanzati come pasta, carni cotte, cioccolato o dolci poiché sono inadatti alla corretta digestione degli uccelli.
A questo punto trasformatevi in chef, comprate semi, costruite mangiatoie… ma sopratutto non tradite i nostri amici pennuti che contano su di voi!
Il migliore augurio di Natale alla natura lo possiamo fare con una mangiatoia che alimenteremo in inverno e basta davvero poco!

L’OSSO DI BUFALO per cani ?? :
COME… è fatto, E PERCHÉ… non darlo! ??

“L’ Osso di Bufalo per CANI è uno degli snack più utilizzato e più tossico.. anche se ai cani piace masticarlo a lungo. Solitamente viene usato per mantenere occupato il cane e per la pulizia dei denti.

Ma in realtà l’Osso di Bufalo per Cani è davvero pericoloso: infatti per diventare tale deve subire una serie di procedimenti industriali estremamente nocivi per la salute
Normalmente i rivenditori fanno credere al consumatore che si tratti di un pezzo di carne disidratata ed essiccata sottoprodotto dell’industria bovina. E’ invece l’Osso di Bufalo per CANI è una derivazione dell’industria di pellame.. lo stesso tipo di fabbrica che produce pelle per abbigliamento, borse, divani etc.
Per la precisione viene usata la parte interna della pelle per produrre i famigerati ossi per cani:
Per prima cosa le pelli dei bovini vengono inviate alle concerie per essere trattate con un bagno chimico per prevenirne il deterioramento e la putrefazione
Successivamente vengono trattate con una soluzione di cenere o una ricetta con sodio solfuro calcinato (altamente tossico) che ha l’azione di eliminare i peli e il grasso che ricoprono le pelli
Le pelli vengono ulteriormente trattate con sostanza chimiche per renderle più morbide in modo da poter essere arrotolate
La parte esterna viene usata per: abbigliamento, scarpe, divani, borse etc..; mentre la parte interna viene usate per produrre oltre alle OSSA per CANI, anche cosmetici, colla e gelatina
Una volta divise le due parti, quella interna viene trattata con una soluzione di perossido di idrogeno e/o candeggina (ma a volte vengono usate ulteriori sostanze chimiche tossiche) per eliminare l’odore della pelle
Adesso che la pelle è stata sbiancata si passa alla fase di colorazione durante la quale il prodotto viene affumicato, colorato e addizionato con additivi, artificiali, per dare sapore
Alcuni tipi vengono verniciati con ossido di titanio per farli apparire più bianchi e sono i più pericolosi.. e i più venduti.
Adesso che sono pronte le ossa si passa alla fase di conservazione.
Osso di Bufalo per CANI
Chiunque avrà sicuramente notato che questi ossi durano in eterno.. ma come è possibile?
Vengono cosparsi con dei prodotti, ovviamente tossici, che aiutano a mantenere il prodotto inalterato e poi, usando della colla, viene arrotolato su stesso per dare le varie forme di osso, di corda arrotolata, di sigaro etc.
Infatti se il cane mastica un pezzetto ma poi se si stanca e posa l’osso, non avverrà nello snack nessun tipo di deterioramento organico.
La presenza di piombo, arsenico, mercurio, sali di cromo, formaldeide e altre sostanze chimiche tossiche sono state rilevate nelle pelli grezze e aiutano a mantenerlo inalterato.
Quindi qualsiasi colla venga utilizzata va bene e attecchirà. Il foglio alla fine, viene spalmato di colla e arrotolato su stesso dando la forma di osso o di corda annodata.
Sono stati testati alcuni prodotti contenuti nell’Osso di Bufalo per CANI che hanno ovviamente rilevato la presenza di sostanze cancerogene con effetti letali in alte dosi
Un’indagine di Humane Society International, ha dichiarato: “In una scena particolarmente macabra, abbiamo visto le pelli di cani brutalmente macellate in Thailandia, venire mescolate con altri pezzi di pelle per produrre giocattoli di masticazione del pellame greggio per cani di proprietà. Gli investigatori hanno dichiarato che questi giocattoli da masticare, sono regolarmente esportati e venduti in tutti i negozi.”
Osso di Bufalo per CANI
Va inoltre ricordato che se il vostro cane ingerisce grandi pezzi di pellame greggio, questo può rimanere bloccato nell’esofago o in altre parti del tratto digerente, tanto che a volte è necessario l’ intervento di chirurgia addominale per rimuoverlo dallo stomaco o dall’intestino. Se non si risolve il problema per tempo si potrebbe arrivare alla morte del cane.
A proposito dell’ Osso di Bufalo per Cani.. un noto veterinario il Dott. Karen Becker spiega:
“Quando il cane inizia a masticare l’osso, dapprima è molto duro, ma quando continua a lungo, la parte masticata diventa più morbida e alla fine lui può staccare un pezzetto dell’estremità e il masticare assume la consistenza di un viscido pezzo simile ad una caramella gommosa o ad una gomma da masticare. E da quel momento, il vostro cane non può smettere di masticare e diventa quasi una droga.
A questo punto, non esiste più alcun beneficio dentale nel masticare, perché ha trasformato la pelle in una sostanza molle e appiccicosa che diventa un pericolo di ostruzione intestinale o di soffocamento.

L’informazione è come sempre la base di tutto. Prima di prendere un qualsiasi animale bisogna conoscerlo. Troppo spesso queste creature meravigliose,che sono le tartarughe d acqua, vengono comprate perché piacciono ai bambini. Le loro piccole dimensioni attirano la gente che al momento dell acquisto non vengono opportunamente informate che cresceranno e le esigenze insieme a loro.Spesso quindi vengono poi abbandonate in laghetti pubblici o corsi d acqua con grave danno per le stesse e l ecosistema che le accoglie. Riflettere, pensare sempre perché con le vite non si scherza non sono giocattoli !

12 PROBLEMI DEL CANE ANZIANO

Dopo i 10 anni di età, si può dire che il cane invecchia e da quel momento è preferibile adottare una serie di accorgimenti ed attenzioni specifiche per tutelare la salute del cane anziano.

1. Il pelo diventa grigio? Il cane sta invecchiando

Di solito il pelo grigio sul muso e sulle zampe è il primo segnale di invecchiamento del cane. Il pelo grigio poi si estende su tutto il corpo.

2. Il cane si muove di meno? Segno che sta invecchiando

Un altro segno dell’invecchiamento del cane è la riduzione del movimento. Non riescono più a saltare come un tempo sul divano, oppure non riescono a correre agevolmente. I sintomi dell’artrite del cane sono abbastanza riconoscibili, basta sapere osservare il vostro cane e notare eventuali cambiamenti di comportamento e vitalità.

3. Il cane ha i calli? Sta diventando vecchio

I calli sono segno di scarsa vitalità del cane ed è più facile notarli nelle parti del corpo dove si fa più attrito. In particolare, i calli possono formarsi sulle zampe e sono un segnale che il nostro amato cagnolino sta diventando “nonnetto”.

4. I cani hanno problemi ai denti? La vecchiaia avanza

Come per gli esseri umani, anche per i cani i problemi ai denti iniziano con l’avanzare dell’età, anche se il cane non ha mai sofferto di problemi a denti o gengive.

5. Il cane è incontinente: è un cane anziano

L’incontinenza – ovvero incapacità a controllare le urine – è un segno inequivocabile del fatto che i muscoli della vescica e dell’intestino sono debilitati.

6. Il cane anziano può soffrire di stipsi

Siccome il sistema gastrointestinale non lavora più come una volta, il cane anziano potrebbe soffrire di stipsi.

7. Il cane anziano può perdere l’udito

Chiami il tuo “cucciolone” e non risponde più come prima alla tua voce? Potrebbe essere in corso un processo di perdita progressiva dell’udito, dovuto all’età che avanza. Nella classifica dei 5 sensi del cane, l’udito occupa una posizione importante, secondo solo all’olfatto.

8. La perdita della vista nei cani anziani

Il cane anziano può avere problemi alla vista, anche se non è strettamente dipendente dall’età. Problemi di vista, come ad esempio la cataratta, potrebbero verificarsi anche in cani ancora relativamente giovani.

9. Il cane anziano è più sensibile al caldo e al freddo

Siccome cambia la capacità di autoregolazione della temperatura corporea, il cane anziano può essere più sofferente al caldo o al freddo. Cercate di aiutarlo evitando di uscire nelle ore più calde della giornata in estate, e nelle ore più fredde (mattina presto e sera) d’inverno, oppure usa un cappottino per cani.

10. Il peso cambia quando il cane invecchia

Come per le persone, anche per i cani con l’avanzare dell’età cambiano le esigenze nutrizionali e alimentari. La propensione a muoversi di meno e il metabolismo che lavora più lentamente possono portare il cane anziano ad avere aumenti di peso. Per questo motivo il cane anziano dovrebbe assumere cibo bilanciato, in commercio si trovano alimenti per cani anziani* appositamente studiati per le esigenze nutrizionali dei cani senior.

11. Il cane vecchio si ammala di più

Quando il cane invecchia, il suo sistema immunitario diventa molto più delicato e quindi il cane è soggetto ad ammalarsi più frequentemente di raffreddore, allergie, infezioni, ecc.

12. Il cane anziano cambia comportamento

Con i segni dell’età che avanza, il cane non avrà lo stesso comportamento che aveva da cucciolo. Tenderà ad essere molto pigro e, soprattutto se presenta problemi alla vista o all’udito, tenderà a sentirsi a disagio ed avrà cambiamenti nel suo comportamento.

Questi segnali di invecchiamento del cane sono solo indicativi di quali possano essere i problemi di salute di un cane anziano. La cosa più importante che bisogna considerare è l’attenzione che bisogna avere per i cagnoloni che non sono più cuccioli: proprio in questa fase così delicata della vita, i cani hanno bisogno di tutto il nostro affetto e cura amorevole che solo la famiglia può dare.

Per qualsiasi dubbio sui sintomi o sullo stato di salute del vostro cane, rivolgetevi al vostro veterinario di fiducia.

Con il calare della temperatura, in molte delle nostre abitazioni si accendono i camini, le stufe a legna, i termocamini. Raccogliamo tutta la cenere di legna come polvere preziosa e conserviamola in abbondanza. Intanto usiamola spargendola sulle superfici dei pollai, sotto la paglia dei nidi, sui posatoi, in ogni angolo possibile e immaginabile. Ricopriamo di cenere di legna le deiezioni in attesa di rimuoverle, mescoliamola con la terra per i bagni dei nostri pennuti.
La cenere di legna contrasta il proliferare dei parassiti, degli insetti e aiuta a mantenere una buona igiene nei ricoveri. È un elemento naturale a costo zero, un prezioso supporto per chi ha come amiche galline, anatre ,oche insomma dei dolci pennuti !

CIBO PER GLI UCCELLINI IN INVERNO
pubblicata da Lida Carru’ Mondovi’ Ceva il giorno venerdì 3 febbraio 2012 alle ore 12.05

IN INVERNO GLI UCCELLINI, SPECIE QUANDO NEVICA, HANNO MOLTE DIFFICOLTA’ A TROVARE CIBO. OGNI ANNO NE MUOIONO TANTISSIMI. ECCO COME POSSIAMO FARE PER AIUTARLI: AL CONTRARIO DI QUANTO SI PENSA IL PANE O I PRODOTTI DA FORNO NON SONO INDICATI PERCHE’ FORMANO “UN BLOCCO”  NEL GOZZO DELL’UCCELLINO CHE NON RIUSCENDO A SCALDARSI RISCHIA DI MORIRE. PER ALIMENTARLI NEL MODO CORRETTO VANNO BENISSIMO I SEMI INTERI CHE POTRETE ACQUISTARE NEI SUPERMERCATI  O NEI NEGOZI PET SPECIALIZZATI O DI MANGIMI. BASTERA’ LASCIARLI IN UN POSTO ALL’ASCIUTTO E LORO AVRANNO LA PAPPA ASSICURATA!
PER I PUO’ VOLENTEROSI, VI PROPONIAMO UNA RICETTA STUDIATA APPOSTA PER LORO (FONTE LAC VENETO):

TORTINE PER UCCELLI
Ingredienti:
· 0,5 kg circa di farina di frumento per dolci
· 1 kg circa di farina per polenta di mais giallo
· 0,5 kg circa di zucchero (possibilmente grezzo)
· Almeno 4 confezioni di margarina vegetale da 250 grammi

Ingredienti facoltativi:
· una bustina di uva passa
· 1 o 2 mele tagliate a cubetti
· fichi secchi tagliati a cubetti o strisce
· un etto di semi di girasole
· 1 bicchiere di riso crudo
· 1 o 2 bustine di pinoli
· Una manciata di riso soffiato (per cani)

Preparazione:
Si mettono in una terrina tutti gli ingredienti con l’esclusione della margarina. Si mischia tutto in modo da creare un prodotto il più possibile omogeneo. A parte si mette in una pentola la margarina e la si scalda a fuoco medio fino alla sua completa fusione. Si versa la margarina fusa sopra nella terrina sopra il miscuglio. Si mischia il tutto con un cucchiaione o con le mani sino ad ottenere un impasto il più possibile omogeneo. Con le mani si formano delle tortine a forma di palla (evitare di comprimerle troppo) che si mettono a raffreddare a parte.

Somministrazione
Le tortine vanno somministrate agli uccelli in luoghi non accessibili a cani e gatti perché appetitose anche per loro. Possibilmente vanno messe su davanzali, sopra i tetti, tra i rami degli alberi, ecc. Non appena qualche Pettirosso o Cinciarella si accorgerà della leccornia non mancheranno le successive scorribande di Passeri, Storni e Merli. Nelle giornate invernali di neve o gelo se si fornisce questo od altri alimenti per uccelli riduce o elimina la mortalità dei piccoli passeriformi che nell’arco di un inverno raggiunge anche il 70% di una sola popolazione.

Specie che si nutrono di questo alimento:
Merlo, Storno, Cinciallegra, Cinciarella, Cincia Mora, Pettirosso, Passero d’Italia, Passera mattugia, Fringuello, Verdone, Ballerina bianca, Tortora dal collare orientale, Picchio rosso maggiore, Picchio verde, Codirosso spazzacamino, Gazza, Ghiandaia.

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE AIUTERANNO QUESTI UCCELLINI A PASSARE UN BUON INVERNO

Ma perché  il pappagallo non parla?”

CESARE PIER BATTISTI
TORINO  –  NOVEMBRE 2011
Dottore, non parla, ormai ha quasi due anni e non dice una parola, eppure me lo hanno venduto come pappagallo parlante». L’animale in questione era un cacatua, con becco poderoso e cresta gialla, decisamente bello ed abbastanza domestico per essere un animale «di cattura» in un epoca in cui le regole sull’importazione erano quasi assenti.
Mentre fra me e me pensavo: «Forse non ha nulla da dire e in un mondo in cui troppi già parlano a vanvera non mi pare una brutta cosa». Il proprietario proseguì deluso: «Non parla, però fischia in modo insopportabile, fa tremare i vetri dell’intero condominio e, se continua così, non posso tenerlo» . In effetti me lo lasciò perché lo sistemassi da qualcuno che gli volesse bene e trovai l’amico giusto poiché, dopo più di trent’anni, è ancora vivo ed in ottima salute ma, nel breve tempo in cui restò con me, riuscì a ridurre in trucioli una poltrona, a trasformare la guida telefonica in coriandoli ed un tappeto in tanti straccetti. Eh si, quello che può fare il becco di un pappagallo è incredibile.
Oggi si allevano, perché esiste una normativa piuttosto severa che rende difficile l’importazione di animali «di cattura»; in molti appassionati c’è il desiderio di possedere un pappagallo, possibilmente parlante e spesso si parte dal falso presupposto che tutti i pappagalli debbano parlare. Non è così, qualcuno parla presto o tardi, qualcun altro non parlerà mai, pur essendo simpatico e socievole; i pappagalli sono degli abilissimi imitatori e, come osservava Konrad Lorenz, tendono a ripetere in modo del tutto imprevedibile frasi che hanno sentito, magari una sola volta; non sempre di conseguenza funziona il giochetto di stordirli ripetendo mille volte la stessa parola.
E’ tuttavia importante ricordarsi che, parlante o silenzioso il pappagallo è un animale sensibile ed intelligente, ama vivere in compagnia, soffre la solitudine e l’isolamento, per tale ragione può essere vittima di patologie psichiche che hanno molti punti in comune con la depressione umana e difficilissime da curare. Tenete quindi presente che, se decidete di scegliere un pappagallo come amico, non potrete certo trattarlo come un soprammobile.

PANLEUCOPENIA
07.11.2011
Quanti ne uccidono le coccole… e il pressapochismo? a gattare e gattari sulla panleuco (e non solo)
Si’, il titolo e’ provocatorio, ma siamo davvero stufi di sentire di casi di panleucopenia che potrebbero essere evitati se solo si adottassero banali misure di prevenzione.
Abbiamo fatto un volantino con la consulenza scientifica dei nostri veterinari (Stefano Bo e Paola Cavana che qualche “titolo” in materia ce l’hanno…) dove in due paginette abbiamo messo, in un linguaggio semplice, tutte le cose piu’ importanti che bisogna sapere su questa terribile malattia, e in particolare sulla prevenzione che e’ la piu’ importante di tutte.
Cosa ci vuole a tenere i gattini in una gabbia per 2 settimane e non farli scorrazzare per una stanza? Cosa ci vuole a usare ciotole e lettiere monouso, a non maneggiarli se non con i guanti (anch’essi monouso). Cosa ci vuole a non mischiare cucciolate diverse? QUESTE SONO NORME ELEMENTARI, ECONOMICHE, che TUTTI possono seguire… se solo lo si vuole e se si entra nell’ottica che per occuparsi di gatti non bastano tante coccole e buone intenzioni.

Cosa volete che possa fare anche la migliore delle cliniche quando gli portate uno straccetto di due o tre mesi, che vomita e caga sangue? Se ne salva uno su dieci e forse anche meno. Piangere – dopo – non serve a niente. Lo sapete voi e lo so benissimo io.
Se in uno stallo c’e’ stato un gatto con la panleuco quel posto e’ “bruciato” per almeno un anno, e se in quella casa ci sono dei gatti, specialmente giovani e non vaccinati sono a rischio pure loro.
Lo so benissimo che e’ brutto, straziante tenere chiuso un gattino in una conigliera: ma mettiamoci in testa che quello e’ l’unico modo per salvargli la vita. Perche’ LA PANLEUCOPENIA UCCIDE.
La panleucopenia e’ il peggior nemico (mortale) dei gattini, anche se non e’ l’unico. I gattini dovrebbero essere svermati, spulciati, testati e trattati per le micosi, e sono consapevole che non sempre e’ possibile fare tutto al meglio. Ma fare il possibile, almeno per le patologie piu’ gravi, bisogna farlo: e’ NOSTRO DOVERE.
Cambiare mentalita’
Bisogna cambiare mentalita’. Bisogna mettersi in testa che occuparsi di gatti non vuol dire solo dargli da mangiare e tante coccole, e nemmeno non vuol dire solo sterilizzare.
I primi veterinari dei nostri gatti siamo noi e non puo’ che essere cosi’. A noi spetta di non esporli a rischi evitabili, siano essi di contagio o altro; a noi spetta di individuare i sintomi il piu’ presto possibile. Noi abbiamo il DOVERE DI INFORMARCI, da fonti attendibili, ed agire di conseguenza. Non e’ accettabile che ci siano posti in cui si faccia il “test FIP” (che indica solo la presenza del coronavirus che vuol dire poco o nulla) perche’ lo si e’ sentito da qualche parte, o che ci si preoccupi eccessivamente della FIV e non di cose ben piu’ serie quali la panleucopenia o perche’ no delle profilassi di base.
Dobbiamo studiare, imparare a “lavorare bene” perche’ solo cosi’ possiamo davvero fare il loro bene.
Ognuno di noi ha fatto degli sbagli, ognuno di noi ne ha tanti sulla coscienza: perche’ non ce l’ha fatta, per leggerezza, pressapochismo o ignoranza. Chi scrive ha una lunga lista a cui chiedere perdono… Pero’ questo non dev’essere una sorta di consolazione ma uno stimolo a fare meglio.
Facciamo in modo, tutti, di dover piangere di meno e salvarne di piu’.

STERILIZZAZIONE: PERCHE’ E’ IMPORTANTE?!

pubblicata da Lida Carru’ Mondovi’ Ceva il giorno mercoledì 19 ottobre 2011 alle ore 16.12
La sterilizzazione degli animali è molto importante.
Vi chiedete perchè?! Perchè far nascere cuccioli, che siano ad esempio della nostra gatta o delle randagie sotto casa, è sbagliato: per la salute degli animali stessi, perchè ce ne sono sempre troppi in cerca di adozione e perchè i cucciolotti randagi sono quasi sempre destinati a fare una brutta fine o a condurre una vita fatta di stenti.
Con la sterilizzazione dei gatti, ad esempio, si riduce la trasmissione di malattie infettive come FELV e FIV (leucemia e aids feline – molto contagiose per loro ma NON trasmissibili all’uomo), si riducono i tumori (mammari nelle femmine, alla prostata nei maschi) e si “limitano” le crescite delle colonie già presenti sul territorio. Per i maschi inoltre diminuisce la probabilità di investimenti, maltrattamenti o avvelenamenti, molto frequenti durante le “fughe d’amore”.
Sapete quanti discendenti possono generare un cane o un gatto in soli 6 anni?! Si stima circa 70.000….si avete letto bene, 70.000….. randagi.
Sterilizzare non è una violenza contro gli animali: sterilizzare vuol dire evitare di lasciarli morire di stenti tra l’indifferenza più totale, o di trovare cuccioli chiusi in sacchetti di nylon , buttati come fossero spazzatura.
Sterilizzare gli animali è la prima cosa che dobbiamo fare. Se li amiamo davvero.

Ricerca: il 50% dei gatti è obeso, cibi “umidi” contro peso in eccesso
Secondo uno studio inglese i mici sarebbero anche fisicamente più attivi
Nutrire il gatto con cibi umidi, preferendoli a quelli secchi, aiuta a prevenirne l’obesità, un problema che colpisce circa la metà dei felini che vivono nelle case di tutto il mondo. Lo rileva per la prima volta uno studio del centro Whaltham for Pet Nutrition in collaborazione con l’università di Aberdeen (Gb), pubblicato sul “Journal of Animal Physiology and Animal Nutrition”. Con una serie di indagini, gli esperti hanno evidenziato che i gatti nutriti con una “pappa” composta al 50% da componenti umide vantano un’incidenza minore di sovrappeso rispetto a quelli alimentati con mangime umido al 10% e appaiono anche fisicamente più attivi.
«Questi risultati – sottolinea Penelope Morris, autrice principale dello studio – avranno importanti implicazioni nello sviluppo di strategie per modulare il peso corporeo dei gatti domestici, sempre più obesi nei Paesi occidentali».

Panleucopenia cos’è, cosa fare
La panleucopenia o gastroenterite infettiva e’ una malattia virale che ogni anno uccide migliaia di cuccioli nei rifugi e dove si fanno stalli di gattini. Si tratta di una forma virale che puo’ avere un decorso brevissimo, che puo’ uccidere in meno di 24 ore… e quando l’infezione e’ in atto possiamo fare ben poco.
Possiamo pero’ fare qualcosa di importante in termini di protocolli vaccinali e sopratutto in termini di prevenzione.
La panleucopenia e’ una malattia fortemente infettiva e per questo e’ fondamentale adottare tutte le norme igieniche e gli accorgimenti per evitare che una cucciolata infetta possa contagiare le altre. Osservare alcuni banali accorgimenti puo’ evitare, o ridurre il rischio di contagio in modo significativo.
Panleucopenia: cos’e’, chi puo’ essere contagiato
La panleucopenia, conosciuta anche come gastroenterite infettiva, e’ una malattia virale contagiosa e spesso mortale, causata da un parvovirus (FPV).
Il virus può infettare qualsiasi gatto non vaccinato ma colpisce principalmente i gatti con meno di 1 anno di età: il più alto tasso di mortalità si ha nei gattini di età compresa fra 3-5 mesi. Non è pericoloso né per i cani né per l’uomo.
Come si trasmette
Il virus è eliminato soprattutto con le feci. E’ presente anche in urina, saliva, sangue, secrezioni nasali, vomito. L’infezione avviene per via oro-nasale, per contatto diretto con un gatto infetto o con materiale infetto presente nell’ambiente. Periodo di incubazione: 2-17 giorni.
  *Il virus causa contaminazione ambientale: è resistente ai comuni disinfettanti e      può sopravvivere a lungo nell’ambiente (oltre 1 anno). Gabbie, ciotole, lettiere,     qualsiasi oggetto contaminato come vestiti, mani e scarpe degli stessi operatori      possono veicolare il virus e causare la trasmissione della malattia.
  *I gatti sono infetti 2-3 giorni prima di manifestare i sintomi clinici e              continuano ad eliminare il virus nell’ambiente fino a 6 settimane dopo la             guarigione clinica.
Sintomi
  *Febbre, inappetenza, abbattimento, disidratazione, vomito, diarrea (spesso            emorragica), dolore addominale, ittero. I gatti solitamente muoiono per grave         disidratazione, infezioni batteriche (setticemia) e disturbi coagulativi              secondari.
  *Nelle forme iperacute la morte può sopraggiungere in 12-24 ore e, a causa della       rapida progressione della malattia, non si osservano i sintomi gastroenterici ma      solo grave depressione, diminuzione della temperatura e dolore addominale. Sono       possibili morti improvvise, soprattutto nei neonati e nei gattini.
  *Sintomi neurologici (atassia, incoordinazione, tremori,…) e retinopatia in gattini    con meno di 4 settimane di età o nati da gatta infettatasi nelle ultime fasi di       gravidanza.
  *Aborto, riassorbimento o mummificazione fetale se la gatta si infetta nelle prime     fasi della gravidanza.
Diagnosi
La diagnosi è emessa sulla base di storia e segni clinici ed analisi di laboratorio:
  *Emocromo: spesso è presente un forte abbassamento dei globuli bianchi (soprattutto    neutrofili, talvolta anche linfociti). E’ possibile anemia e diminuzione delle        piastrine. Ulteriori alterazioni: abbassamento delle proteine, dell’albumina e        della glicemia, alterazioni elettrolitiche (soprattutto diminuzione del potassio).    Innalzamento degli enzimi epatici, della bilirubina e dell’azotemia. Possibili        alterazioni nei parametri coagulativi.
  *Test rapidi per la ricerca dell’antigene del virus nelle feci: si possono usare       sia i test specifici per la ricerca del parvovirus felino sia i test per la           ricerca del parvovirus del cane. Va ricordato che il virus è determinabile nelle      feci con questi kit soprattutto nelle prime 24-48 ore dopo l’infezione.
  *PCR per la ricerca del virus nelle feci e/o nel sangue intero. Questo test si può     effettuare anche sui tessuti in sede di autopsia per poter individuare la presenza    del virus nei gattili e, quindi, rafforzare le misure di prevenzione.
Terapia
Non indugiare! Va iniziata il prima possibile, portando i gatti sospetti in una struttura attrezzata.
  *Terapia di sostegno: fluidoterapia (flebo) con integrazione di elettroliti e          vitamine del complesso B; antibiotici; controllo del vomito; trasfusione, se          necessaria. Le terapie vanno effettuate preferibilmente per via endovenosa.
  *Terapia antivirale: interferone omega felino
Vaccinazione
Il vaccino contro la panleucopenia è compreso nei cosiddetti vaccini trivalenti o CRP. Attenzione che ne esistono di due tipi: quelli “a virus vivi modificati” (o attenuati) e quelli “inattivati” (o spenti).
  *Tutti i gatti devono essere vaccinati.
  *Gattini:
     °Si consiglia una prima vaccinazione a 8-9 settimane di età seguita da una             seconda vaccinazione 3-4 settimane più tardi (ad un minimo di 12 settimane di         età). La vaccinazione di richiamo va effettuata a distanza di 1 anno e poi ad         intervalli di 3 anni.
     °In situazioni ad alto rischio (gattili) è possibile iniziare a vaccinare a 4-6        settimane di età (in questo caso utilizzare solo vaccini inattivati): le              vaccinazioni andrebbero ripetute ogni 3-4 settimane fino all’età di 16-20             settimane.
  *Gatti adulti di cui non si conosce lo stato di vaccinazione: possono ricevere una     sola vaccinazione (preferibilmente con vaccino a virus vivo modificato) seguita da    un richiamo dopo 1 anno; i richiami successivi possono essere effettuati a            intervalli di 3 anni.
  *Gatte gravide: non dovrebbero essere vaccinate. In caso di necessità utilizzare       solo vaccini inattivati.
  *Gatti FeLV-positivi e FIV-positivi: è consigliato l’uso di vaccini inattivati.
Quando vaccinare
I gatti vanno vaccinati quando sono in buona salute. Vaccinando animali ammalati o in fase di incubazione si rischia di “distrarre” il sistema immunitario lasciando così campo all’agente patogeno; inoltre, in un animale malato la risposta immunitaria indotta dal vaccino può essere diminuita e, quindi, si ha una minore efficacia protettiva.
  *Evitare di vaccinare animali stressati (es. trasloco, primo periodo di    ambientamento) in quanto la risposta immunitaria non sarà ottimale.
  *Effettuare preventivamente la cura per i parassiti (vermi intestinali e parassiti     esterni).
In condizioni di forte rischio di infezione spetta al veterinario valutare, caso per caso, il rapporto rischio-beneficio della vaccinazione.
Norme igienico-sanitarie
I gatti/gattini appena arrivati vanno posti in quarantena (almeno 15 giorni) e vaccinati. Non vanno messi a contatto con gli altri gatti finchè non sono trascorse 2 settimane dall’ultimo richiamo previsto dal protocollo vaccinale.
In questo periodo osservare – strettamente – le seguenti norme igienico-sanitarie.
Possono sembrare “costrittive”, ma ricordate che questi accorgimenti sono lo strumento principale per evitare loro i rischi di una infezione spesso mortale.
  *Non mettere MAI a contatto cucciolate di diversa provenienza. I gattini vanno         tenuti in gabbia
  *MAI scambiare lettiere, palettine per pulitura (meglio usare carta assorbente e       non sabbietta), ciotole, cibo, coperte, giochi, oggetti vari tra cucciolate.
  *I gatti/gattini vanno maneggiati il meno possibile. Ricordiamo che vestiti, mani e    scarpe degli operatori possono veicolare il virus. E’ bene lavarsi sempre le mani     con acqua e sapone e indossare guanti monouso (camici e sovrascarpe, se possibile)    che vanno cambiati nel passaggio da una cucciolata all’altra.
  *Se fate “stalli” tenete i gattini in gabbia o in locali facilmente disinfettabili.    Se i vostri gatti sono vaccinati, per loro non c’e’ pericolo ma puo’ esserci per i    prossimi gatti non vaccinati che accoglierete.
  *I gatti guariti dalla panleucopenia devono essere posti in quarantena per 6          settimane oltre la guarigione clinica.
  *Non tenere nella stessa stanza cuccioli di cane e di gatto: alcune varianti del       parvovirus del cane possono causare la panleucopenia nel gatto.
Disinfezione
Il virus della panleucopenia è un virus resistente (sopravvive 1 anno nel materiale organico a temperatura ambiente): è ucciso da una soluzione di ipoclorito di sodio al 6%. Alcool, derivati dell’ammonio quaternario e clorexidina non sono efficaci.
L’ipoclorito di sodio al 6% si trova in farmacia (si acquista al 15% e poi si diluisce con acqua in proporzione 1:2), ma va usato con attenzione poichè a queste concentrazioni è tossico ed irritante per la cute, gli occhi e le vie aeree: usare sempre guanti, mascherina e mantenere l’ambiente aerato. In alternativa si può usare la normale candeggina reperibile in commercio senza diluirla. Lasciare agire per 5-6 ore prima di risciacquare.
Prima della disinfezione, rimuovere bene i residui organici.
In caso di panleucopenia
  *Pulire e disinfettare ogni oggetto (lettiere, ciotole, gabbie,…) e l’ambiente         (pavimenti, superfici, ecc) con candeggina. Utilizzare degli “spruzzini” per          raggiungere tutti gli angoli, specie sulle gabbie.
  *Eliminare tutti gli oggetti non disinfettabili (copertine, cucce e giocattoli in      stoffa, ecc)
Se avete un gatto che ha avuto la panleucopenia
  *Se un gatto ha avuto la panleucopenia ed e’ guarito, ricordate che puo’ eliminare     il virus per 6 settimane dopo la guarigione clinica: quindi, per questo periodo,      non puo’ essere affidato a persone che hanno gatti non vaccinati.
  *Se avete avuto un gatto con panleucopenia (deceduto o guarito) non accogliete         altri gatti prima che siano trascorse 2 settimane dall’ultimo richiamo previsto       dal protocollo vaccinale.
Ricordate
La panleucopenia, specialmente nei gattili, è tra le principali cause di morte dei gattini. L’osservanza della quarantena, di rigide norme igieniche e la vaccinazione sono i principali strumenti che abbiamo per combatterla.

Panleucopenia cos’è, cosa fare
La panleucopenia o gastroenterite infettiva e’ una malattia virale che ogni anno uccide migliaia di cuccioli nei rifugi e dove si fanno stalli di gattini. Si tratta di una forma virale che puo’ avere un decorso brevissimo, che puo’ uccidere in meno di 24 ore… e quando l’infezione e’ in atto possiamo fare ben poco.Possiamo pero’ fare qualcosa di importante in termini di protocolli vaccinali e sopratutto in termini di prevenzione. La panleucopenia e’ una malattia fortemente infettiva e per questo e’ fondamentale adottare tutte le norme igieniche e gli accorgimenti per evitare che una cucciolata infetta possa contagiare le altre. Osservare alcuni banali accorgimenti puo’ evitare, o ridurre il rischio di contagio in modo significativo.
Panleucopenia: cos’e’, chi puo’ essere contagiato
La panleucopenia, conosciuta anche come gastroenterite infettiva, e’ una malattia virale contagiosa e spesso mortale, causata da un parvovirus (FPV). Il virus può infettare qualsiasi gatto non vaccinato ma colpisce principalmente i gatti con meno di 1 anno di età: il più alto tasso di mortalità si ha nei gattini di età compresa fra 3-5 mesi. Non è pericoloso né per i cani né per l’uomo.
Come si trasmette
Il virus è eliminato soprattutto con le feci. E’ presente anche in urina, saliva, sangue, secrezioni nasali, vomito. L’infezione avviene per via oro-nasale, per contatto diretto con un gatto infetto o con materiale infetto presente nell’ambiente. Periodo di incubazione: 2-17 giorni.
*Il virus causa contaminazione ambientale: è resistente ai comuni disinfettanti e può sopravvivere a lungo nell’ambiente (oltre 1 anno). Gabbie, ciotole, lettiere, qualsiasi oggetto contaminato come vestiti, mani e scarpe degli stessi operatori possono veicolare il virus e causare la trasmissione della malattia.
*I gatti sono infetti 2-3 giorni prima di manifestare i sintomi clinici e continuano ad eliminare virus nell’ambiente fino a 6 settimane dopo guarigione clinica.
Sintomi
*Febbre, inappetenza, abbattimento, disidratazione, vomito, diarrea (spesso emorragica), dolore addominale, ittero. I gatti solitamente muoiono per grave disidratazione, infezioni batteriche (setticemia) e disturbi coagulativi secondari.
*Nelle forme iperacute la morte può sopraggiungere in 12-24 ore e, a causa della rapida progressione della malattia, non si osservano i sintomi gastroenterici ma solo grave depressione, diminuzione della temperatura e dolore addominale. Sono possibili morti improvvise, soprattutto nei neonati e nei gattini.
*Sintomi neurologici (atassia, incoordinazione, tremori,…) e retinopatia in gattini con meno di 4 settimane di età o nati da gatta infettatasi nelle ultime fasi di gravidanza.
*Aborto, riassorbimento o mummificazione fetale se la gatta si infetta nelle prime fasi della gravidanza.
Diagnosi
La diagnosi è emessa sulla base di storia e segni clinici ed analisi di laboratorio:
*Emocromo: spesso è presente un forte abbassamento dei globuli bianchi (soprattutto neutrofili, talvolta anche linfociti). E’ possibile anemia e diminuzione delle piastrine. Ulteriori alterazioni: abbassamento delle proteine, dell’albumina e della glicemia, alterazioni elettrolitiche (soprattutto diminuzione del potassio). Innalzamento degli enzimi epatici, della bilirubina e dell’azotemia. Possibili alterazioni nei parametri coagulativi.
*Test rapidi per la ricerca dell’antigene del virus nelle feci: si possono usare sia i test specifici per la ricerca del parvovirus felino sia i test per la ricerca del parvovirus del cane. Va ricordato che il virus è determinabile nelle feci con questi kit soprattutto nelle prime 24-48 ore dopo l’infezione.
*PCR per la ricerca del virus nelle feci e/o nel sangue intero. Questo test si può effettuare anche sui tessuti in sede di autopsia per poter individuare la presenza del virus nei gattili e, quindi, rafforzare le misure di prevenzione.
Terapia
Non indugiare! Va iniziata il prima possibile, portando i gatti sospetti in una struttura attrezzata.
*Terapia di sostegno: fluidoterapia (flebo) con integrazione di elettroliti e vitamine del complesso B; antibiotici; controllo del vomito; trasfusione, se necessaria. Le terapie vanno effettuate preferibilmente per via endovenosa.
*Terapia antivirale: interferone omega felino
Vaccinazione
Il vaccino contro la panleucopenia è compreso nei cosiddetti vaccini trivalenti o CRP. Attenzione che ne esistono di due tipi: quelli “a virus vivi modificati” (o attenuati) e quelli “inattivati” (o spenti).
*Tutti i gatti devono essere vaccinati.
*Gattini:
°Si consiglia una prima vaccinazione a 8-9 settimane di età seguita da una seconda vaccinazione 3-4 settimane più tardi (ad un minimo di 12 settimane di età). La vaccinazione di richiamo va effettuata a distanza di 1 anno e poi ad intervalli di 3 anni.
°In situazioni ad alto rischio (gattili) è possibile iniziare a vaccinare a 4-6 settimane di età (in questo caso utilizzare solo vaccini inattivati): le vaccinazioni andrebbero ripetute ogni 3-4 settimane fino all’età di 16-20 settimane.
*Gatti adulti di cui non si conosce lo stato di vaccinazione: possono ricevere una sola vaccinazione (preferibilmente con vaccino a virus vivo modificato) seguita da un richiamo dopo 1 anno; i richiami successivi possono essere effettuati a intervalli di 3 anni.
*Gatte gravide: non dovrebbero essere vaccinate. In caso di necessità utilizzare solo vaccini inattivati.
*Gatti FeLV-positivi e FIV-positivi: è consigliato l’uso di vaccini inattivati.
Quando vaccinare
I gatti vanno vaccinati quando sono in buona salute. Vaccinando animali ammalati o in fase di incubazione si rischia di “distrarre” il sistema immunitario lasciando così campo all’agente patogeno; inoltre, in un animale malato la risposta immunitaria indotta dal vaccino può essere diminuita e, quindi, si ha una minore efficacia protettiva.
*Evitare di vaccinare animali stressati (es. trasloco, primo periodo di ambientamento) in quanto la risposta immunitaria non sarà ottimale.
*Effettuare preventivamente la cura per i parassiti (vermi intestinali e parassiti esterni).
In condizioni di forte rischio di infezione spetta al veterinario valutare, caso per caso, il rapporto rischio-beneficio della vaccinazione.
Norme igienico-sanitarie
I gatti/gattini appena arrivati vanno posti in quarantena (almeno 15 giorni) e vaccinati. Non vanno messi a contatto con gli altri gatti finchè non sono trascorse 2 settimane dall’ultimo richiamo previsto dal protocollo vaccinale. In questo periodo osservare – strettamente – le seguenti norme igienico-sanitarie. Possono sembrare “costrittive”, ma ricordate che questi accorgimenti sono lo strumento principale per evitare loro i rischi di una infezione spesso mortale.
*Non mettere MAI a contatto cucciolate di diversa provenienza. I gattini vanno tenuti in gabbia
*MAI scambiare lettiere, palettine per pulitura (meglio usare carta assorbente e non sabbietta), ciotole, cibo, coperte, giochi, oggetti vari tra cucciolate.
*I gatti/gattini vanno maneggiati il meno possibile. Ricordiamo che vestiti, mani e scarpe degli operatori possono veicolare il virus. E’ bene lavarsi sempre le mani con acqua e sapone e indossare guanti monouso (camici e sovrascarpe, se possibile) che vanno cambiati nel passaggio da una cucciolata all’altra.
*Se fate “stalli” tenete i gattini in gabbia o in locali facilmente disinfettabili. Se i vostri gatti sono vaccinati, per loro non c’e’ pericolo ma puo’ esserci per i prossimi gatti non vaccinati che accoglierete.
*I gatti guariti dalla panleucopenia devono essere posti in quarantena per 6 settimane oltre la guarigione clinica.
*Non tenere nella stessa stanza cuccioli di cane e di gatto: alcune varianti del parvovirus del cane possono causare la panleucopenia nel gatto.
Disinfezione
Il virus della panleucopenia è un virus resistente (sopravvive 1 anno nel materiale organico a temperatura ambiente): è ucciso da una soluzione di ipoclorito di sodio al 6%. Alcool, derivati dell’ammonio quaternario e clorexidina non sono efficaci.L’ipoclorito di sodio al 6% si trova in farmacia (si acquista al 15% e poi si diluisce con acqua in proporzione 1:2), ma va usato con attenzione poichè a queste concentrazioni è tossico ed irritante per la cute, gli occhi e le vie aeree: usare sempre guanti, mascherina e mantenere l’ambiente aerato. In alternativa si può usare la normale candeggina reperibile in commercio senza diluirla. Lasciare agire per 5-6 ore prima di risciacquare.Prima della disinfezione, rimuovere bene i residui organici.
In caso di panleucopenia
 *Pulire e disinfettare ogni oggetto (lettiere, ciotole, gabbie,…) e l’ambiente (pavimenti, superfici, ecc) con candeggina. Utilizzare degli “spruzzini” per raggiungere tutti gli angoli, specie sulle gabbie.
*Eliminare tutti gli oggetti non disinfettabili (copertine, cucce e giocattoli in stoffa, ecc)
Se avete un gatto che ha avuto la panleucopenia
 *Se un gatto ha avuto la panleucopenia ed e’ guarito, ricordate che puo’ eliminare il virus per 6 settimane dopo la guarigione clinica: quindi, per questo periodo, non puo’ essere affidato a persone che hanno gatti non vaccinati.
*Se avete avuto un gatto con panleucopenia (deceduto o guarito) non accogliete altri gatti prima che siano trascorse 2 settimane dall’ultimo richiamo previsto dal protocollo vaccinale.
Ricordate
La panleucopenia, specialmente nei gattili, è tra le principali cause di morte dei gattini. L’osservanza della quarantena, di rigide norme igieniche e la vaccinazione sono i principali strumenti che abbiamo per combatterla.


FeLV = Feline Leukemia Virus, leucemia virale felina
FIV = Feline Immunodeficiency Virus, immunodeficienza virale felina
FIP = Feline Infectious Peritonitis, peritonite infettiva felina


FeLV
Virus della Leucemia Felina causa una serie di malattie collegate che nel medio termine portano alla morte.
Il contagio avviene principalmente attraverso il contatto naso – naso, attraverso la saliva infetta, urina contaminata, sangue, e feci.
La mamma può infettare i cuccioli attraverso la placenta o in seguito durante l’allattamento.
Le conseguenze dell’infezione da FeLV varia da gatto a gatto. Non tutti i gatti esposti al Virus della Leucemia felina sono infettati.
Una parte dei gatti manifesta la malattia
Una parte sviluppa un’infezione denominata “transitoria”, ma si negativizzano entro un anno e rimangono portatori sani e sembra che grazie a ciò possano essere “quasi immuni “ anche alla FIV. ( non è raro riscontrare infatti nel gatto entrambe insieme)
I più fortunati, pur essendo esposti non vengono infettati, o per una personale ed ereditaria resistenza, oppure solo ed esclusivamente perché l’esposizione al virus è stata breve e non è stata sufficiente ad infettare.
Sintomi e danni
La FELV danneggia in modo irreparabile il sistema immunitario e per questo non evidenzia sintomi specifici poiché un gatto Felv+ è soggetto a qualsiasi tipo di infezione, tra cui le più comuni:
Problemi all’apparato respiratorio e orale
Problemi all’apparato digerente
Sintomatologie della pelle
Predisposizione ai tumori
Predisposizione all’anemia
Cure:
La Felv è incurabile e purtroppo porta alla morte del gatto nel giro di alcuni anni. Per questa malattia sembra non essere neppure utile la somministrazione di Interferone che, per altre malattie invece sembra, dare discreti risultati.
Come si scopre:
Il gatto inizia a manifestare dei sintomi di una delle malattie collegate, si effettua un test sierologico che evidenzia nel sangue gli anticorpi alla malattia. ( Se gli anticorpi sono “vecchi” siamo davanti al caso di un portatore sano)
Vaccinazioni
Esiste un vaccino specifico che copre più del 95% dei casi a rischio.
Prima di effettuare il vaccino deve SEMPRE essere fatto il test FIV/ FELV in quanto è assolutamente dannoso vaccinare un gatto malato di Felv ed in più molti veterinari sono contrari alla vaccinazione contro la Felv per i gatti FIV+, poiché già particolarmente immunodepressi.
IN RILIEVO
Va però ricordato che il esistono statistiche che indicano un aumento di neoplasie da i n o c u l o ( tumori causati da iniezioni) strettamente legati all’aumentare delle vaccinazioni contro la FELV, per cui se un gatto non deve entrare in contatto con gatti a rischio è assolutamente consigliato non vaccinarlo.

FIV
Sindrome da immunodeficienza felina assai paragonabile all’immunodeficienza umana.
Va immediatamente precisato che la MALATTIA NON CONTAGIA IN ALCUN MODO L’UOMO
Il virus della FIV aggredisce il sistema immunitario del gatto e lo rende soggetto a molteplici malattie.
Il contagio avviene attraverso le ferite da morso tramite la saliva del gatto infetto a contatto con il sangue del gatto sano. Per questo alcuni sostengono che il contagio possa avvenire tramite un uso promiscuo delle ciotole, ma la quantità di saliva sembra in questo caso non essere sufficiente se viene mantenuta un’igiene di ordine comune.
Sintomi e danni:
I gatti aggrediti dal virus della FIV, spesso non presentano immediatamente una sintomatologia, ma nel medio e lungo periodo possono essere soggetti a :
Infezioni respiratorie
Infezioni delle vie urinarie
Dermatiti acute
Gengiviti, stomatiti e fauciti
Perdita dell’appetito e conseguente dimagrimento
Ingrossamento dei linfonodi
Letargia
Grave e continua dissenteria
In tutte queste sintomatologie il gatto FIV+ risulta resistente agli antibiotici ed alle cure in generale.
Cure:
La FIV è incurabile, negli anni si è giunti a discreti risultati di mantenimento attraverso l’interferone che funge da immuno modulatore ed aiuta il gatto a difendersi dall’attacco dei virus, in quanto si pone nelle membrane della cellula e interferisce con l’attacco dei virus.
Spesso i gatti immunodepressi hanno una forte capacità di resistenza alle malattie, se vivono in ambienti igienicamente protetti e non sottoposti a stress.
Un gatto FIV+ in appartamento, dov’è accudito ed amato , spesso resiste moltissimi anni e convive con il progredire della malattia.
Come si scopre:
Il gatto manifesta una delle malattie collegate alla FIV ed è refrattario alle cure, si effettua un test sierologico e risulta che nel sangue esistono gli anticorpi al virus.
Vaccinazioni:
Purtroppo nel gatto, come nell’uomo non esiste alcun vaccino per la FIV.
Per FIV / FELV il periodo di incubazione è di circa sei mesi e pertanto il test andrebbe ripetuto, una volta che il gatto è fuori dal rischio contagio, dopo questo periodo.

FIP
Peritonite infettiva felina.
E’ la felina malattia più bastarda che si conosca poiché di essa si sa davvero ancora pochissimo.
Non si sa ancora esattamente quali capacità di contagio abbia, non si sa ancora come diagnosticarla anche quando il virus è già nell’organismo e non si sa ancora per certo come sostenere un gatto che ha contratto questa malattia.
Il virus che attacca l’organismo infatti è un ceppo particolare del coronavirus, che è il comunissimo virus del raffreddore, da qui la notevole difficoltà nel diagnosticare la malattia prima che il gatto evidenzi i sintomi letali.
Si contrae tramite le vie orali, le feci e il muco del gatto.
La madre trasmette il virus ai piccoli, ma questo si può evitare.
I cuccioli alla nascita e fino ai trenta giorni di vita sono immuni dal virus perché coperti dagli anticorpi della madre.
Andranno però allontanati da lei e svezzati prematuramente ( 30 giorni )
La difficoltà ad inquadrare questa malattia nasce dal fatto che non si capisca perché alcuni gatti manifestano la malattia senza alcuna ragione o senza un contatto con gatti infetti, mentre gatti che vivono in comunità dove esiste il virus non manifestino neppure alcun sintomo.
Alcuni gatti poi risultano positivi, ma restano portatori sani tutta la vita e magari neppure infettivi, mentre altri che fino a poco tempo prima non manifestano alcun sintomo muoiono improvvisamente nell’arco di
brevissimo tempo ( anche solo di giorni).
E’ molto importante che i gatti positivi non subiscano nessun tipo di stress perché è stato notato che in momenti di stress la malattia può facilmente diventare conclamata.
Dunque evitiamo spostamenti inutili, inserimento di altri gatti, insomma qualsiasi cosa possa stressare il gatto portatore del virus.
Ricordiamo che un gatto con malattia conclamata risulterà negativo ai test.
Inoltre sempre con malattia conclamata il gatto non sarà più contagioso perché non spande più nell’ambiente il virus.
I sintomi:
Il gatto che è in stato conclamato manifesta generalmente i seguenti sintomi:
Anoressia
Perdita di peso
Grave debilitazione e disidratazione
Anemia
Febbre alta
Dissenteria e vomito
Ingrossamento dei linfonodi
Tutti refrattari alle cure
La Fip si manifesta in due forme:
essudativa: cioè con dimagrimento del gatto, ma ingrossamento anomalo della pancia dovuto a versamento di liquido in addome
secca: senza nessun versamento in addome
Mentre per la forma essudativa si può fare un’analisi del liquido prelevato, per la forma secca non è possibile neppure quello e ci si deve attenere alla sola anamnesi del veterinario.
L’unico esame certo è a questo punto una biopsia post-mortem
Come si scopre:
Si scopre solo quando il gatto manifesta i sintomi e purtroppo si è già di fronte allo stato conclamato della malattia.
Esistono degli esami sierologici che evidenziano la presenza del coronavirus, ma come già detto in precedenza, essendo quest’ultimo il virus del raffreddore sono di per sé molto poco significativi se non accompagnati dalla storia del gatto.
Il gatto può risultare positivo per moltissimi motivi: aver contratto da poco un raffreddore, averlo contratto da tempo, essere stato a contatto con il virus, ma non essere stato infettato…insomma di tutto di più.
Se il gatto è risultato positivo, un ulteriore esame da fare è la PCR, che indaga sul DNA del virus e va a scoprire se il ceppo è quello che poi scatenerà la FIP, ma anche questo esame ha ancora una notevole percentuale di errore.
L’unico metodo certo è l’esame autoptico.
Cure:
La FIP è incurabile, i gatti FIP+ in salute ora sono sostenuti con interferone, ma non vi è alcuna prova che quest’ultimo produca risultati interessanti.
Come per i gatti FIV+ , ma in ogni caso come per tutti i gatti malati, una vita senza stress ed in buone condizioni igieniche aiuta notevolmente l’animale a vivere più a lungo.
Vaccinazioni
E’ in commercio in America e in qualche paese Europeo per esempio la Svizzera, un vaccino intranasale che si chiama Primucell Fip.
Il vaccino copre dalla malattia al 75%.
Gatti che sono stati vaccinati con Primucell Fip, ai sucessivi test risulteranno positivi.

 Veterinaria: “Farmaci umani agli animali? No alle cure fai-da-te”

ROMA
Il cane mostra qualche “acciacco”, oppure ha la febbre? No alle cure dai-fa-te: «Molti proprietari di animali da compagnia pensano che, quando il ’pet’ sta male, sia possibile aprire l’armadietto domestico e somministrargli farmaci per uso umano con gli stessi benefici. Un atteggiamento pericolosissimo». L’allerta viene da Daniela Mignacca, direttrice della Clinica veterinaria Romasud, che ogni mese riceve molti casi di cani o gatti intossicati con medicinali riservati ai ’due zampè.
Le “fattispecie” in questo caso sono due: «In un primo caso-tipo – racconta all’Adnkronos Salute – arrivano animali a cui il proprietario ha dato, magari, una bustina di antinfiammatorio, ad esempio un Fans, perchè lo vedeva affaticato e dolorante. Non sapendo che in alcuni casi questi prodotti possono essere anche letali per un cane o un gatto. Oppure il paracetamolo: si può anche dare agli animali, ma in dosaggi totalmente diversi da quelli umani».
Ci sono poi i casi di «cani e gatti che si sono intossicati con farmaci antidepressivi, anti-ipertensione o anti-aritmici, che li hanno ’mangiatì perchè li hanno trovati in giro per casa: il padrone non li aveva adeguatamente tenuti fuori dalla loro portata». La regola, dunque, non è di escludere del tutto l’utilizzo di farmaci che si hanno in casa per trattare un malessere del ’pet’, ma «almeno fare prima una telefonata al proprio veterinario», consiglia l’esperta.

Il gatto che dorme sul letto

«Glielo dica anche lei che non deve farlo dormire sul letto, non è igienico!». Raccolgo l’appello disperato della signora, mentre il bambino accarezza il gatto che ho appena vaccinato: «La mamma ha ragione, il tuo gattino può tranquillamente dormire nella sua calda cuccetta e vedrai che starà benissimo». Ho l’assoluta certezza che la raccomandazione cadrà nel vuoto, ma dare consigli è uno dei compiti del veterinario.
Ciò che tuttavia evito di dire al bimbo e, soprattutto alla sua mamma, è che io predico bene ma razzolo male, infatti, con buona pace di tutti i salutisti del mondo, da più di trent’anni non riesco ad addormentarmi se non c’è il gatto sul letto. Ebbene sì, la presenza di una ronfante masserella di pelo caldo che gironzola sul mio petto e s’intrufola fra le gambe rendendo quasi impossibile qualsiasi movimento mi concilia il sonno più della tv.
So che il mio comportamento farà rabbrividire igienisti e detrattori degli animali in genere (ma non penso che questi ultimi mi leggano), tuttavia si deve anche considerare che non sono un caso isolato: si racconta che Albert Einstein, mancino, si mettesse a scrivere con la mano destra per non disturbare il suo gatto addormentato sulla sinistra. Ernest Hemingway lavorava e dormiva con il gatto Snowball, famoso per una sua anomalia fisica: aveva sei dita.
Politici famosi di tutte le epoche da Richelieu a Bill Clinton, scrittori da Torquato Tasso a Mark Twain hanno testimoniato il valore terapeutico dei gatti e quindi mi trovo in ottima compagnia. Ma cos’è che ci induce ad apprezzare così tanto la loro compagnia? Secondo me, che psicologo non sono, c’è qualcosa nei felini che ci riporta ad una antica saggezza; quando guardo Pier Silvio (si chiama così per la fortuna che ha avuto incontrando me mentre vagava randagio in una pineta) che fa le fusa stirandosi pigramente sul letto, ho la sensazione che lui, a differenza nostra, sappia godere di ogni momento felice della vita senza preoccuparsi del domani.
* Presidente dell’Ordine dei veterinari di Torino

Pappa pronta per Fido
Un segreto di Pulcinella sembra ormai caratterizzare quelle prelibatezze dall’aria rassicurante che troviamo negli scaffali dei supermercati; pratico, nutriente, buono e persino terapeutico, il cibo pronto per i nostri animali d’affezione rappresenta spesso un pasto succulento solo per le ditte produttrici, che all’ombra di strategie opportunamente mascherate muovono un giro d’affari miliardario. Ci sarebbe da stupirsi se ad essere coinvolte, una volta tanto, non fossero le stesse multinazionali tristemente note per lo sfruttamento incondizionato di risorse naturali e umane, visto che l’industria del pet-food è solo una ramificazione e il punto di approdo di una strategia di marketing globale finalizzata all’ottimizzazione dei profitti.
In passato gli scarti di macellazione si consideravano alla stregua dei rifiuti e di conseguenza dovevano essere smaltiti. Durante gli ultimi anni la tendenza è stata quella di trattare la materia prima negli impianti appropriati, al fine di recuperare risorse preziose come grassi e proteine.
L’industria della carne destinata al consumo umano si serve degli scarti di macellazione, denominati “sottoprodotto”, e che noi immaginiamo vengano distrutti, per produrre crocchette e bocconcini che non hanno davvero l’aspetto di ossa, carcasse, sangue, tessuto connettivo, testa, visceri, zoccoli, intestino, cartilagini, piume, ghiandole e, purtroppo spesso, parti malate e cancerose. Anche cani e gatti domestici o randagi, ai quali viene praticata l’eutanasia, possono rientrare nelle preparazioni di pet-food delle multinazionali americane*, confusi e inglobati alla voce “carne” o “farina di carne”. I metodi di cottura usati nella produzione del cibo per Fido, come il riciclaggio e l’estrusione, non sempre distruggono ormoni, antibiotici e barbiturici, largamente impiegati nei moderni allevamenti intensivi.
Oltre alle farine di carne ottenute attraverso il riciclaggio delle carcasse, fra gli ingredienti più frequenti in queste preparazioni troviamo i cereali, composti principalmente da farine di glutine che spesso non sono completamente assimilati da cani e gatti; molti prodotti chimici che ne alterano il gusto e l’olfatto, le caratteristiche organolettiche e l’aspetto; coloranti, emulsionanti e sostanze che ne ritardano il deterioramento. Qui in basso riportiamo una lista degli additivi più comuni:
Agenti anticoagulanti
L’industria alimentare dedicata ai nostri amici a quattro zampe ha cominciato ad affermarsi intorno agli anni ’70 e i consumatori hanno subito imparato ad apprezzarne la convenienza e praticità, sostenuta da una massiccia campagna mediatica che scoraggiava l’utilizzo degli scarti di cucina, considerati pericolosi. La grande distribuzione ha fatto poi il resto, rendendo quell’insulsa poltiglia variegata nella forma e nel colore, accattivante nelle sue numerose versioni di latta o cartone e salutare nelle belle immagini di presentazione appiccicate. In breve tempo la vendita di questi mangimi ha superato le pappe pronte per bambini e l’offerta si è diversificata a tal punto da prevedere diete specializzate per la cura delle patologie più comuni e pasti adatti ad ogni fase dello sviluppo, formulazioni attente alla razza, al sesso, ai comportamenti di cani e gatti e, naturalmente, alle ossessioni dei padroni oggetto di queste subdole campagne pubblicitarie.
Non è molto difficile comprendere che il cibo industriale è materiale organico di dubbia qualità, perchè composto da grassi portati a elevate temperature e residui di macellazione bolliti e omogeneizzati. In questo modo, inoltre, con l’acqua sporca si butta anche il bambino, dato che simili trattamenti distruggono vitamine e proteine, notoriamente termolabili. Questa schifezza in ultimo è condita e spruzzata con dosi massicce di additivi e conservanti che la letteratura veterinaria spesso associa all’insorgenza di gravi patologie quali cancro, insufficienza renale, diabete, pancreatite, problemi ai denti, abbassamento delle difese immunitarie e un numero imprecisato di allergie.
L’esperienza clinica dimostra che la vita di un animale alimentato con mangime secco e scatolette si accorcia di quasi la metà, ma questo non dovrebbe sorprendere neppure il consumatore più distratto, che senz’altro non si sognerebbe mai di mangiare quotidianamente cibo inscatolato. Solo un’alimentazione varia, fresca e possibilmente cruda, secondo un piano nutrizionale bilanciato, è in grado di assicurare una buona salute ai nostri animali domestici*.
Dallo scorso settembre è entrata in vigore il nuovo Regolamento europeo sui mangimi animali, che potranno essere immessi sul mercato e utilizzati unicamente «se sicuri» e «privi di effetti nocivi diretti sull’ambiente o sul benessere degli animali». Gli operatori del settore dovranno garantire che i loro mangimi siano «sani, genuini, di qualità leale, adatti all’impiego previsto e di natura commerciabile», nonché «etichettati, imballati e presentati» conformemente alle disposizioni del regolamento e degli altri pertinenti atti della legislazione comunitaria. Non dovranno invece contenere o essere costituiti di materie prime – indicate in un altro allegato – la cui immissione sul mercato o il cui uso ai fini dell’alimentazione animale «sono limitati o vietati». Come per i prodotti alimentari, poi, gli operatori del settore saranno responsabili della rintracciabilità dei mangimi, essendo in grado di individuare chi abbia fornito loro un mangime, un animale destinato alla produzione alimentare o qualsiasi sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un mangime. Il regolamento, inoltre, prevede che le materie prime siano assolutamente esenti da impurità chimiche derivanti dal processo di fabbricazione e dai coadiuvanti tecnologici, una restrizione del numero degli additivi utilizzati, prescrizioni supplementari obbligatorie per le etichette degli alimenti destinati ad animali da compagnia. Tra queste figura l’indicazione di un numero di telefono gratuito per consentire all’acquirente di ottenere altre informazioni sugli additivi addizionati e sulle materie prime aggiunte*.
Un lato ancora più oscuro e meno prevedibile riguarda inoltre i test sugli animali compiuti da molte industrie del settore per verificare la bontà dei loro prodotti. Questo genere di sperimentazione, a differenza di quella farmacologica, non è necessaria per legge né rappresenta una garanzia a tutela del consumatore, che difficilmente considererebbe eticamente sostenibile l’idea di avvelenare altri cani per dimostrare che tali intrugli, sul campione testato, sono risultati relativamente sicuri. Purtroppo i test di tossicità, sempre invasivi e spesso mortali, eseguiti su un gruppo di controllo con caratteristiche simili o analoghe al destinatario finale, in funzione di ciò che si vuole sostenere, rappresentano una pratica tanto crudele quanto sconosciuta e frequente. In questi casi vale l’osservazione che i prodotti di qualità e le materie prime fresche non hanno controindicazioni; se in discussione fosse esclusivamente la bontà del prodotto, e non l’interesse delle industrie, basterebbe una semplice prova del livello di gradimento: non ci sarebbe alcuna ragione per testare additivi e conservanti, addensanti e farine di carne, presenti esclusivamente nel cibo-spazzatura.
Il caso Iams*
Dopo 9 mesi di indagini all¹interno di un laboratorio utilizzato dalla Iams, l’associazione americana PETA ha mostrato al mondo un video con immagini shock (aprile 2003). I documenti diffusi dalla PETA parlano di test su cani e gatti sottoposti ad ogni genere di maltrattamento. Si denuncia che nei laboratori sono stati trovati:
– cani e gatti rinchiusi in gabbie piccole e sporche, alcuni per più di 6 anni
– cani con le corde vocali chirurgicamente tagliate per impedirgli di abbaiare
– cani e gatti con infezioni agli occhi e alle orecchie non curate, denti marci, zampe ferite, piaghe su corpo e zampe (a causa del pavimento a sbarre delle gabbie)
– gabbie tenute senza alcuna protezione su pavimenti di cemento freddi e umidi
– animali innaffiati durante la pulitura delle gabbie
– animali terrorizzati e tremanti sul fondo delle gabbie, senza alcuna possibilità di socializzazione
– canili sottoposti a umidità e caldo torrido d’estate e temperature gelide d’inverno
L’OIPA ha intrapreso una campagna di protesta contro la Iams. L’OIPA partecipa anche alla campagna appoggiata da varie associazioni animaliste contro Friskies Italia.
* Fonte: http://www.oipaitalia.com/petfood/esempi.html
La consapevolezza è l’arma segreta di chi aspira al cambiamento, provando a manifestare il proprio non serviamalla volontà di chi pretende di guidare le nostre scelte. Esistono molte aziende che si preoccupano delle esigenze nutrizionali di cani e gatti e che investono nella ricerca di soluzioni etiche sostenibili pur tenendo presenti gli interessi del mercato.
Vi presentiamo una lista dettagliata dei principali fornitori di pet-food, con l’indicazione delle industrie che eseguono test sugli animali o li commissionano presso terzi. E’ possibile inoltre scegliere prodotti biologici e vegan, arricchiti con estratti vegetali e sostanze fitoterapiche, sui quali, finalmente, diverse aziende si stanno indirizzando.
Iniziativa: “Cibi per animali cruelity-free” 
Fonte: Comitato per un consumo consapevole
http://www.consumoconsapevole.org/pet_food_e_vivisezione.html
01. Aziende che eseguono test su animali

GRUPPO MARS:

Cani: Chappi, Pedigree, Cesar, Royal Canin (tutta la linea). Gatti: Frolic, Whiskas, Sheba, Kitekat, Catsan (sabbia), Royal Canin (tutta la linea).

GRUPPO COLGATE PALMOLIVE:

Hill’s Science Diet, Hill’s Prescription Diet.

Per maggiori informazioni:

www.helpthedogs.org/campaigns/petfood.html

GRUPPO PROCTER & GAMBLE:

Iams, Eukanuba.

Per maggiori informazioni:

www.uncaged.co.uk/iams.htm

www.iamsodead.com

www.peta.org/feat/iams/video.html

Note: Procter & Gamble è da anni oggetto di un boicottaggio “animalista” in quanto utilizza test su animali per alcune sue linee cosmetiche.

GRUPPO NESTLÈ:

Cani: Bull (bocconi), Fido, Friskies, Pro Plan, Purina ONE, Purina veterinary diets. Gatti: Felix, Friskies (Gourmet), Fufi (bocconi), Purina ONE, Pro Plan.

Note: Nestlè è boicottata da 20 Paesi del Mondo già per motivi umanitari (scorretta commercializzazione del latte in polvere nei Paesi del Terzo Mondo e conseguente morte di centinaia di migliaia di bambini).

BAYER:

Cani: PRO GRES. Gatti: PRO GRES.

Note: Non sappiamo se tale alimento sia stato testato su animali. Certo è che Bayer è una azienda farmaceutica/chimica/agrochimica (pesticidi e OGM) tra le più grosse del mondo e tra le più attive nel campo della vivisezione. È pertanto consigliabile NON scegliere i prodotti Bayer per i propri acquisti.

02. Aziende che NON eseguono test su animali La stragrande maggioranza delle piccole aziende PRIVATE (cioè NON di proprietà delle multinazionali di cui si è detto nella lista 01), non hanno interesse a sovvenzionare costose sperimentazioni su animali; pur utilizzando di norma ingredienti testati su animali da terzi, o vendendo prodotti realizzati dalle aziende di cui al punto precedente, non incentivano questi test commissionandoli espressamente o eseguendoli in laboratori di proprietà. Considerata l’attuale situazione generale, possono essere pertanto giudicati “meno peggio”. Qui di seguito citiamo alcune marche che, in questo secondo gruppo, sono preferibili alle altre per la qualità dei loro prodotti (ingredienti biologici, non uso dei conservanti, ecc.).

AFFINITY PETCARE:

Cani: Advance, Advance Veterinary Diets, Ultima, Puppy Chow, Dog Chow.

Gatti: Advance, Advance Veterinary Diets, Ultima, Cat Chow, Brekkies Excel Cat, Special Care.

Note: Affinity Petcare produce Cat Chow e Dog Chow. Anche Purina produce Cat Chow e Dog Chow. Identico nome di marca, ma aziende diverse che producono alimenti diversi (PURINA finanzia la VIVISEZIONE, Affinity Petcare non la finanzia). Quindi, attenzione al produttore!

AGRAS DELIC

www.agras-delic.it ], iSchesiR, Schiress, StuzzyCat, StuzzyDog, StuzzyVita, StuzzyGold, Stoccofisso, WitteMolen
ALMO NATURE (umido e crocchette)

www.almo.it ], ingredienti naturali e senza additivi
AROVIT (garantiti Peta UK):

Bau (c/o ESSELUNGA), Bull paté (c/o CONAD), Fufi paté (c/o CONAD), Miao (c/o ESSELUNGA), Ronnie (c/o COOP), Winner Cat/Winner Dog (solo cibo umido, c/o LD MARKET).

Nota: Bull e Fufi BOCCONI sono prodotti dalla Nestlè e come tali da evitare.

BURNS:

www.antba.com/Burns.htm ], garantita da Uncaged.
COOP:

Solo il cibo umido, prodotto da Arovit, garantito Peta UK.

CSJ:

Prodotto da CSJK9 Limited [ www.csjk9.com ] e in vendita su ordinazione: Laura Piperno 011 9876 639 – 348 7801 046, garantito da Peta UK.

EFFEFFE Petfood:

Società controllata di Arovit.

FORZA10 (Sanypet)

www.forza10.it ] Alimenti privi di additivi chimici per cani e gatti
PASCOE’S:

100% biologici e privi di coloranti artificiali, conservanti e aromatizzanti

03. Aziende da preferire: totalmente cruelty-free Nessuna delle marche comprese nelle liste 01 e 02cerca di risolvere il problema di fondo dell’uccisione di animali di altre specie (mucche, maiali, vitelli, conigli, polli, ecc.) per nutrire cani e gatti o altri “animali d’affezione” carnivori.
Per approfondimenti su questo tema, si consiglia di leggere su SaiCosaMangi.info: “Nutrire gli animali d’affezione“.

In Italia esistono poche marche che producono cibo vegetariano per animali, le elenchiamo nella seguente tabella:

AMÌ:

Crocchette vegetariane per cani e gatti [ www.aminews.net ].

ANIWELL:

www.aniwell.it ], i prodotti si ordinano dal sito e sono anche reperibili nei negozi di alimenti biologici, di cibi per animali, in ambulatori veterinari. Offre anche un tipo di crocchette per cani quasi completamente vegetali (non 100% vegetali perché contengono olio di pesce; rispetto a crocchette a base di carne o pesce sono comunque sempre preferibili).
BENEVO, BENEVO BIO:

www.antba.com/altrelinee.htm ], crocchette vegan per cani e gatti, crocchette vegan e biologiche per cani, patè in lattina vegan per cani e gatti. Approvati dalla Vegetarian Society.
DENKADOG:

www.denkadog.it ], tutti senza additivi e conservanti, i prodotti si ordinano per telefono, fax o posta elettronica, oppure direttamente presso l’azienda EuroService. È offerto un tipo di crocchette vegetali per cani: “Denkadog superior hypo sensitive”.
YARRAH:

Produce sia cibi carnivori che vegetariani (vegetariani solo per cani), crocchette e umido, e si trova nei negozi di alimentazione naturale.

ROCKY:

Biscotti [ www.antba.com/altrelinee.htm ], garantito da dichiarazione aziendale e prodotto da Industrie Salustrid Rocky srl, Strada Privata Lamarmora 3, 28062 Cameri (NO).

Lubrificanti – Agenti antimicrobici – Dolcificanti ipocalorici – Antiossidanti – Dolcificanti calorici – Coloranti – Agenti ossidanti e dimagranti – Agenti affumicanti – Agenti per il controllo del pH – Agenti deidratanti – Ausili di processo – Emulsionanti- Isolanti – Agenti fissanti – Solventi, veicoli – Esaltatori di gusto – Stabilizzatori, inspessitori – Aromatizzanti – Agenti attivi superficiali – Agenti per il trattamento delle farine – Agenti di finitura superficialeAusili di formula – Sostanze sinergizzanti – Umidificatori – Tessuti- Lievitanti *